Il turismo si interroga del suo domani. In forma spot

Da Michele Dallapiccola

A pensarci oggi l’APT Val di Non, sopravvissuta alla stravolgente riforma a matrice leghista del comparto economico più importante del Trentino.

Lo fa partendo con convegno che lascia correre pensieri “di settore” in libertà sul prato delle Plaze in Val di Non. Si è trattato un percorso di cultura con alcune figure professionali che in qualche modo sono legate al settore specialmente a livello locale.


Il comun denominatore tra gli interventi dell’intenso pomeriggio, si è concentrato sul futuro prossimo. Quello del post covid. I cambiamenti nell’offerta, li hanno imposti i nostri ospiti. Che in vero, li impongono fin troppo velocemente, già da qualche anno, già prima dell’avvento del virus.

È impossibile computare quali siano le variabili in campo. È difficile definire tutto quello che stia davvero cambiando. Alcuni esempi rendono questo pensiero astratto di più facile comprensione. Prendiamo gli inglesismi che connotavano i prodotti del turismo fino a pochi anni fa. Pensate a quanta importanza potevano avere i termini Low cost o Last minute. Non ci sono più. Ogni turista oggi vuole ritagliare la sua vacanza “taylor made”, costruita apposta, insomma. Pensiamo che solo fino a pochi anni fa si parlava di vacanza che deve produrre emozione. Poi è stata la volta della necessità di vivere “experience”: esperienza.


Il futuro del turismo se lo vogliono costruire direttamente i clienti

I giorni nostri stanno costruendo ancora nuove chaces. Per gli ospiti e per gli operatori. Ma quali siano i trends ce lo stanno dicendo i clienti.

Intanto, le aziende di promozione locale, uccise (dico io) dalla riforma, sono costrette a dar vita a prodotti e servizi al turista. Fortunatamente, non si sono certe perse d’animo andando a stimolare ciò che sembra trainare di più: l’attrattività del territorio.


A partire dal livello alto, cioè la capacità di rispondere a caratteristiche di luogo che rispettino i principi di sostenibilità.

Il convegno ha voluto soffermarsi sulla necessità di veder valorizzata la capacità di collaborazione tra i vari comparti produttivi. Offerta culturale, agrituristica, naturalistica e infratruttrale dovranno reagire all’unisono per mostrarsi fruibili agli ospiti ma soprattutto accoglienti e capaci. Più di quanto stia succedendo ora.


Il traino per questo stato di cose arriverà dai migliori, dai già capaci, da quelli sul mercato in forma stabile e rinomata.

A venir trascinata, dovrà essere la comunità trentina. L’augurio è che la simbiosi positiva spinga le amministrazioni locali e gli operatori privati ad imitare – come abbiamo già detto – le cd. migliori pratiche del caso.


Perché il turismo deve essere opportunità per il maggior numero di persone possibile.