Due passi in montagna in una recente escursione al Lago di Costabrunella, mi hanno portato a curiosare una località di alta montagna, raggiungibile solo a piedi.
E’ stata la fortuna lavorativa per molte persone del posto e in parte continua ad esserlo. Il lago, trasformato in diga, come abbiamo detto già ieri, ha vicariato lo sfregio ambientale determinato dalla costruzione dell’invaso con la produzione di energia pulita e la creazione di posti di lavoro.
Per raggiungere lo sbarramento artificiale si attraversa un generoso campiglio di malga. Anche un occhio poco esperto si accorge subito che si tratta di un’ampia porzione di terreno abbandonato, non pascolato. Ed infatti, arrivati a poche centinaia di metri dall’invaso si incrociano i ruderi di quella che fu Malga del Lago.
Impressiona vederla diroccata. Impressiona il suo tetto in “scandorle”, rese di colore argentato dalle intemperie. Ritengo utile mostrare pubblicamente le immagini della malga, abbandonata sicuramente molte decine di anni fa.
Ed infatti, gli anni 80, soprattutto per il Trentino rappresentano un punto di non ritorno per la nostra zootecnia. Il calo del numero di bovini, grave fino all’inizio degli anni 2000, ha pesato in molte zone. Politiche di incentivo a vendere il bestiame, possibilità occupazionali e modelli di vita figli del boom economico fecero il resto.
Questo stato di cose di nota particolarmente anche nel Tesino. Sull’Altipiano le aziende zootecniche sono rimaste ormai davvero poche, meno di quelle che stanno sulle dita di una mano.
Osservare gli errori del passato per capire il futuro
Racconto questo episodio e mostro questo stato di abbandono attraverso le immagini per aiutare a capire meglio il senso dei contributi pubblici. Li ha messi a disposizione l’Unione Europea, specialmente in quest’ultimo trentennio, per mantenere i prati e i pascoli anche di alta quota. Sono fondi ai quali gli agricoltori trentini hanno diritto direttamente da Bruxelles. Non a caso vengono indicati col termine di “Pagamenti diretti”.
Il mancato accesso a questi contributi comporta che questi fondi rimangono lassù e vengono redistribuiti dalla Comunità europea. Il contadino, l’allevatore che li percepisce diventa quindi attrattore o tramite di importanti risorse comunitarie che tanto bene portano poi al nostro territorio.
Per fortuna esempi come quelli della Malga del Lago in Trentino ne rimangono ormai davvero pochi. Vanno visti come fantasmi ad imperitura memoria di che cosa sarebbe stato del Trentino qualora non fossero arrivati gli aiuti compensativi della PAC. Sul che cosa che ce ne facciamo come trentini di una montagna coltivata e custodita, basta chiederlo a quei 6 milioni di ospiti (ante-covid) che sono venuti a trovarci ogni anno.
Certo, dal promuovere in senso positivo questo stato di cose siamo ancora ben lontani. Nella valle da dove vengono ben tre assessori dell’attuale giunta provinciale, improbabili relatori universitari, tengono convegni dal discutibile tenore come quello di domenica prossima. Ma questa è un’altra storia, ne parleremo in un prossimo articolo.