L’OSPEDALE DI CAVALESE: UNA SFIDA PER IL FUTURO. PER LA VAL DI FIEMME E PER IL SISTEMA SANITARIO PROVINCIALE.

Da Michele Dallapiccola

Leggerete qui un’interessante riflessione della collega Paola Demagri e del segretario politico del PATT Simone Marchiori. La riprendo perché ne sono assolutamente d’accordo anch’io nei contenuti.

In questi mesi di dibattito riguardo all’Ospedale di Cavalese, non abbiamo ritenuto di inserirci in confronti poco produttivi, che hanno portato alla luce più questioni di strategia elettorale, che un pensiero serio sul futuro del un territorio.


Si è discusso molto di come si interverrà sulla struttura dell’Ospedale di Cavalese, ipotizzando investimenti per l’ampliamento piuttosto che una ristrutturazione degli spazi e si è discusso sulle modalità di finanziamento delle operazioni con formule di collaborazione pubblico – privata.

A nostro avviso questi ragionamenti poco importano alla popolazione, poiché ciò che veramente conta nell’impostare una pianificazione, soprattutto in sanità, è la funzione che si vuole dare ad un ospedale.


La Consigliera Paola Demagri, che conosce bene l’ospedale di Cavalese, è intervenuta sul tema per riportare il dibattito sul punto fondamentale interrogandosi su cosa ne sarà dell’Ospedale di Cavalese e quali saranno le prospettive per la Sanità in Val di Fiemme. “La Provincia ad oggi non ha nemmeno ipotizzato il ruolo che potrebbero avere gli ospedali di valle, nonostante in campagna elettorale la Lega proponesse soluzioni immediate e di facile realizzazione. Nella realtà dei fatti però, a parte un mazzo di fiori regalato ad una neo mamma, la Giunta non ha fatto seguire altre iniziative.”


Il pensiero di Demagri sugli ospedali di valle ed in particolare su quello di Cavalese è che le scelte che si faranno in questo momento diventeranno fondamentali per il futuro. “Questa è l’occasione giusta per dimostrare alle vallate trentine quali sono le strategie politiche che potranno dare garanzie ed opportunità a questi territori. Occorre pensare anche che la popolazione resta sul territorio se ci sono economia e servizi, per cui anche l’ospedale ha un ruolo e fa nascere delle potenzialità in tal senso. Il problema che stiamo vivendo è di programmazione e consapevolezza – continua la Consigliera Demagri – poiché la Provincia non si è mai chiesta se all’ospedale di Cavalese servano dei posti per i pazienti che hanno bisogno di cure palliative ( Hospice) e mai si è sentito un rappresentante della Giunta o porsi il problema di verificare se, ad esempio, sull’area anziani è opportuno o meno ritornare ai cosiddetti letti di ortogeriatria, vista anche la peculiarità dell’ospedale di Cavalese che ha dimostrato negli anni di essere attrattivo in questo campo.” Il pensiero della capogruppo autonomista è anche sulle funzioni di base alle quali non si può venire meno se si vuole che gli ospedali siano attrattivi per i medici che com’è naturale fanno più fatica a spostarsi in zone decentrate. Servono spazi di sviluppo professionale, prospettive professionali e soprattutto qualità e autorevolezza.


Quale tipo di ospedale vogliamo?

Un discorso a parte è necessario per far luce sulla struttura ospedaliera e sugli investimenti previsti. Il Partito Autonomista infatti è convinto che sia per salvaguardare il territorio che per mantenere i servizi nelle valli, a Cavalese in particolare, è necessario prevedere degli investimenti. Questi tuttavia devono essere pianificati nel tempo, puntando principalmente sul miglioramento di quanto già è esistente. Nel caso specifico del Presidio Ospedaliero non vi sono valutazioni che indichino la struttura come pericolante, per cui con interventi mirati si potrebbe ottenere un grande salto di qualità . In conclusione un pensiero di Demagri sul futuro possibile per l’Ospedale di Cavalese “Credo che sarebbe sicuramente più coraggioso e anche più funzionale al paradigma attuale riconsiderare la ristrutturazione e il miglioramento dell’ospedale di Cavalese, individuando le funzioni utili per la rete interospedaliera. Penserei invece ad investimenti per creare una vera casa della comunità, all’interno della quale garantire servizi territoriali attraverso la collaborazione e la professionalità dei medici di medicina generale, degli infermieri di famiglia e dei servizi incardinati all’interno delle cure domiciliari.


Oltre a questo, per migliorare ancora la situazione andrebbero fatti degli investimenti per incrementare il numero dei posti nelle RSA locali che hanno bisogno di vedere aumentare i posti letto per la popolazione over 75.

Questo significa pensare ai cittadini che popolano le vallate trentine e promuovere politiche sociali, sanitarie ed economiche.


Le valli devono diventare un’opportunità anche per le giovani generazioni, dando un futuro alla nostra terra”.