Da pochi giorni sono iniziati i lavori sulla SS 50 dello Schener su un viadotto che si colloca in territorio Veneto al confine con quello Trentino.
Si tratta di un’infrastruttura ad essenziale servizio della nostra Comunità provinciale. Sono stati molti i residenti locali a dover subire code chilometriche. A provocarle un semaforo che regolamenta il cantiere. Ad aggravare la percezione del problema c’è una constatazione. Tutto sembra iniziato tra capo e collo senza che ci sia stata un’adeguata informazione sul suo posizionamento.
Un problema transitorio che cela preoccupazioni profonde.
La vicenda è sintomatica e soprattutto ferale di alcune considerazioni di più elevato carattere generale.
Innanzitutto pone dei dubbi sulla capacità della nostra Provincia di dialogare con le Regioni vicine. Se non siamo capaci di organizzare un semplice cantiere immaginiamoci opere di ben più estesa importanza. Tra tutte la Valdastico.
Metaforicamente, questo stato di cose porta a chiedersi se Zaia e Fugatti siano capaci di parlarsi. Al di là di questa ironica considerazione – che probabilmente non avrà mai risposta – rimane l’enorme disagio per questa comunità. Evitare la chilometrica coda che si forma a causa del semaforo a senso unico alternato è opera ardua.
La “fuga” è infatti possibile solo su tre passi dolomitici, afflitti per altro da numerosi problemi idrogeologici; il Brocon per il Vanoi, il Cereda verso Belluno per il centro valle e il Rolle sulla Val di Fiemme per la zona di San Martino.
Le paure motivate
La preoccupazione è più che tangibile e deriva dall’esperienza pregressa. In Provincia di Trento per il rifacimento di un viadotto nel culmine della stagione estiva, la Valle dei Laghi dovuto patire ritardi dannosissimi lungo tutta la stagione.
Più in generale questa vicenda riporta alla ribalta della cronaca il rapporto città – valli e alla difficile situazione legata alle infrastrutture. Chi sceglie di vivere in montagna deve in qualche maniera subire maggiori disagi, rispetto alla più comoda città.
Se una politica attenta ai territori si dedicasse meno agli slogan è più all’operatività di ciò che avviene anche in periferia questi episodi non dovrebbero succedere. Apprendiamo dalla stampa di opere milionarie che dovrebbero collegare territori di confine date per fatte dopo decenni di discussioni. In questo caso, il tunnel di Valvestino è forse il monumento più iconico alla superficialità degli annunci leghisti.
Siamo letteralmente bombardati dai post del Governo provinciale, vittime tutti noi di affrettati quando non insensati comunicati stampa. Nessuno di questi tiene conto della burocrazia e delle difficoltà tecniche. La riprova? Una Provincia che non è nemmeno capace di regimentare il doppio senso di marcia su lavori di cantiere di un banale viadotto.
Immaginiamoci la stessa amministrazione alle prese con l’indirizzo di partenza dei lavori di collegamento tra San Martino e il Passo Rolle. Sarà forse una voce fuori dal coro la nostra, ma come esponenti del Partito Autonomista non possiamo ignorare la denuncia di questo stato di cose.
Sono questi i motivi che ci portano ad interrogare formalmente la Giunta Provinciale.
Vogliamo sapere
se ci sono state interlocuzioni con la Regione Veneto per gestire al meglio i disagi provocati da un inevitabile cantiere di manutenzione;
entro quando è prevista la fine dei lavori;