E’ possibile vivere una domenica alternativa dentro ad un’atmosfera che si ha l’impressione di conoscere da sempre? Ebbene sì. È l’apparente contraddizione che prova un trentino qualsiasi in trasferta in Valtellina.
Ed era l’aria che si respirava domenica scorsa alla manifestazione “SCARGAàMUUT” dove ho avuto l’onore di intervenire come ospite e relatore.
Si è potuto apprezzare un bellissimo festival celebrato in una terra di montagna ricalcando il “format” delle nostre “Desmontegade”.
Si avvertiva la presenza di folklore, animato dal volontariato. Ma a spiccare era soprattutto il cuore della comunità che accompagnava il ritorno del bestiame dall’alpeggio alla stalla.
Il momento di leggerezza, animato dal volontariato e coordinato dalla magistrale direzione dei due sindaci di Albosaggia e Caiolo, non si è fermato all’aspetto ludico e ricreativo. Interpretando lo spirito delle persone che rappresentano, Graziano Murada e Primavera Farina hanno voluto che la festa si rivestisse di spessore: due i convegni tenuti. Più tecnico quello del sabato, più di orientamento politico, quello della domenica. Il titolo: “il gallo Maurice vuole continuare a cantare”.
La traccia di dialogo ha voluto richiamarsi ad un episodio noto soprattutto alla cronaca francese. Qualche tempo fa, un gallo era finito dentro ad un’amara polemica mediatica e giuridica. E’ la storia di gente di città che voleva ostacolare quei piccoli disagi che la vita in campagna regala in cambio di grandi valori. Nella fattispecie zittire il naturale canto del gallo.
I concetti emersi dal Convegno
Ad Albosaggia si è parlato di Politica agricola Comunitaria, di Grandi Carnivori e di giovani che devono prendersi in mano il futuro dell’Agricoltura.
Il convegno ha sottolineato il valore della Cultura agricola impreziosendolo con la presenza degli studenti del locale Istituto Tecnico Agrario.
Grazie al meraviglioso esempio offerto anche dalla location dell’evento, si è affermata come imprescindibile la connessione con il sistema turismo.
In prossimità di Sondrio, nell’industriosissima Valtellina, la montagna vive il forte rischio di spopolamento. O, nella migliore delle ipotesi, quello di veder trasformati i borghi in quartieri dormitorio, satelliti delle grandi opportunità lavorative che il fondovalle offre in seducente alternativa.
Il senso di responsabilità.
E’ uno stato di fatto. Civico. Un atteggiamento che accomuna le comunità di montagna. Un lavoro di intreccio tra politica, imprese e volontariato per garantire la sostenibilità ai nostri borghi abitati.
Ai due di domenica, vanno riservati i più sentiti complimenti. Qui tutto è avvenuto senza l’aiuto che offre l’Autonomia del Trentino. Ecco perchè, orgogliosi dobbiamo dimostrare di sapercela meritare. Ma senza fermarci qui.
Tutti insieme, anche grazie alla cultura autonomista che solo il PATT può promuovere, dovremo impegnarci affinché possa diventare un modello esportabile. Se non a livello nazionale almeno per le Terre Alte, le Terre di montagna, abitate dall’orgoglio e dalla dignità.