Domenica d’autunno. Da turista del Trentino

Da Michele Dallapiccola

Da qualche anno, la promozione turistica lancia anche la stagione autunnale; il tessuto d’impresa e il volontariato hanno risposto, le manifestazioni si sono moltiplicate.

E dopo lo stop imposto da motivi sanitari, anche la vita delle persone sta cercando di riprendersi i suoi spazi. Girando per il Trentino la cosa si percepisce tutta. E’ trascorsa così questa domenica d’autunno in un Trentino che tenta la ripresa dopo il Covid: da turista del Trentino.


Visto il tipo di mezzo di trasporto utilizzato, la destinazione non poteva esser che breve: Festa della zucca a Pergine e mostra della Capra pezzata mochena a Centrale di Bedollo 

All’affollatissima kermesse perginese – norme anticovid permettendo – non mancava proprio nulla. Una mostra dedicata al prodotto agricolo autunnale per antonomasia -sua maestà la zucca – proposta insieme alle altre delizie di stagione.

Nota culturale in plauso agli organizzatori, il fatto di aver portato in mostra almeno anche un piccolo omaggio alla zootecnia.


Se poi volete avere la bontà di sopportare una nota personale, ho trovato un amico che mi ha mostrato la figlia di una delle pecore acquistate in passato dalla mia famiglia.


A Bedollo il clima era più intimo, più tecnico ma non meno festoso. Con l’attenta presenza dei servizi veterinari, e dei giudici di gara, i proprietari hanno trasmesso al numeroso pubblico tutta la loro passione per gli animali e per la loro terra. 


Qui la nota di colore l’ha portata la giunta provinciale, reduce da un recente convegno a Pinzolo dove era emersa forte la polemica sui piccoli ruminanti al pascolo in alta quota. Qui a Centrale per fortuna, le polemiche sulle malghe e sui pastori, però non ci stavano proprio. Dunque, orfana della festa di una razza in estinzione – la vacca Rendena a Pinzolo, la reggenza provinciale si è accontentata di una specie minore in Bedollo. Ah, pur sempre pericolo d’estinzione, intendiamoci. Per fortuna nel locale lieto fine ha avuto parole di elogio per il delizioso autoctono caprino i cui esemplari, astanti, sembravano quasi apprezzare.


Lo sguardo era fisso, nel vuoto, tipico del momento del loro ritmato ruminare. Provocava il tintinnio dei loro campanelli. Era un rumore gradevole che accompagnava un transitorio momento di solennità.


Mi è piaciuto parlare coi pastori intervenuti, nei classici crocchi delle retrovie, lontani da palco e microfoni. Parlavano di animali, del ritrovato valore di questa professione e della mai migliorata remuneratività. I commenti son sempre i soliti: come andrà la PAC? Che burocrazia e quanto difficile è diventato, il muoversi oggi coi greggi in transumanza?


Pochi i commenti sui grandi carnivori. Forse per sdegno, più probabilmente per rassegnazione.