Pubblica amministrazione ed impresa privata. Più controllo o collaborazione?

Da Michele Dallapiccola

Recentemente sono stato ospite di un Convegno in Valtellina. Una terra ricca di storia, cuore e buona volontà. Negli occhi degli amministratori del luogo ho potuto riconoscerci un grande orgoglio. Quello di raccontare dei ponti d’oro offerti a chi si impegna. E investe per lo sviluppo della propria terra.

Per questo, quando l’altro giorno, ho fatto una sosta al passo del Redebus, sono rimasto colpito. Ho realizzato che la nostra Autonomia, la nostra Specialità, noi trentini facciamo davvero fatica a gestirla e ad utilizzarla al meglio. 

Converrete tutti che il Lagorai è una zona montuosa a dir poco stupenda. Selvaggia ma vicina. Quasi incontaminata ma alla portata di molte gambe.


Geometrie nel bosco autunnale


Potrebbe diventare un prodotto turistico ancor più completo ed interessante se chi vi abita ai piedi volesse valorizzarla ancor di più. Mai potrebbe diventare prodotto di massa. Del resto affida tutto il suo fascino proprio all’assenza di infrastrutture. Ed è bene così. Oltre ad un’adeguata promozione, mancano però alcuni semplici ma sostanziali elementi. Anche per un turismo leggero. Ne abbiamo parlato anche i giorni scorsi a proposito dell’Altopiano di Pinè. 


Un esempio locale.

Oggi lo facciamo a proposito della val dei Mocheni in particolare del lato germanofono orografico destro. Qui la recettività, specialmente gastronomica, stenta davvero a partire. Gli sforzi privati non mancano certo, e ammirevoli pure.


Qui, c’è qualcosa che tra macchina pubblica e privata, funziona un pò come un pistone grippato nel suo cilindro. 

Cit. da un passante


Della mancata apertura del punto di ristoro al Passo del Redebus non vanno di sicuro cercate le colpe di qualcuno in particolare. Certo, dentro a questa annosa questione, se qui manca un punto di ristoro completo magari con dei comodi servizi di vario tipo, (anche igienici) un piccolo problema c’è. E per tutti. Nonostante un progetto privato pieno di buona volontà e attenzione alla sostenibilità.


Cippato di legno “home made”


Parlo da ammirato utente della località, disincantato osservatore anche dei problemi che un piccolo comune deve affrontare oggi per poter lavorare bene. A servizio di tutti i suoi cittadini, dico io. Anche di quelli che vogliano fare impresa. 

E un’attività che voglia investire dovrebbe trovarci i ponti d’oro che raccontavo della Valtellina. Eppure qui per una serie imperscrutabile di ragioni, qui non si vedono gli effetti di una proficua collaborazione tra pubblico e privato. Su questa misteriosa vicenda, sarebbe davvero interessante vedere la luce. Quali e dove sono le responsabilità? Sarà l’iter amministrativo ed il suo procedere a stabilirlo. Penso che non ci sia nessuno che non tifa per una soluzione positiva.


La situazione oggi

Al lento viaggiatore al ritorno da un’escursione sul Rujoch o anche solo da Costalta, il confort non è concesso. Per gustarsi una provvidenziale cioccolata calda o una deliziosa fetta di torta, in santa pace, deve solo sperare nel poco vento e nella clemenza delle intemperie. Al netto dei suoi teorici bisogni fisiologici, neanche tanto secondari dopo una giornata all’aperto e che deve tenersi.


L‘ambizione di inaugurare nuovi locali nel proprio territorio comunale è una bella sensazione. Parlo per esperienza da ex amministratore comunale e consiglio di provare a cercarla alla giunta comunale del posto insieme all’impresa locale.

Senza contare che il vero risultato di questo connubio, rappresenterebbe anche la soluzione ai problemi dell’infreddolito viaggiatore. Nell’evenienza meteorologica avversa dell’esempio sopra!