Dicono del PATT

Da Michele Dallapiccola

Si avvicina il 2023 e per la giunta Fugatti è già ora di bilanci in vista della fine del proprio mandato. Tra meno di due anni, attraverso il voto, i trentini saranno chiamati a decidere quale seguito amministrativo avrà la loro Provincia.

Nel frattempo cominciano a delinearsi delle alternative. 

Noto con estremo piacere la frequenza con la quale il Partito al quale appartengo venga spesso citato come tra gli attori protagonisti di questo futuro. Ci tengo a precisare che saranno gli organi di partito e il congresso a stabilire la linea politica definitiva; ho avuto modo di ribadirlo molte volte. 

Ne parlo nuovamente perchè mi è comunque sembrata molto interessante la disamina del Corriere del Trentino che riporto integralmente qui sotto. 

Confermo, che trovo la parte che mi riguarda, pur scritta a mia insaputa, assolutamente rispondente al mio pensiero. Preciso che il PATT è organizzato in Sezioni. Autonome.

CORRIERE DEL TRENTINO, 13.9.2021

Di Donatello Baldo.

TRENTO 

 

Il congresso del Patt è fissato per la prossima primavera, ma nell’area autonomista c’è già fermento. Si guarda con interesse a cosa succede al centro, e in questi giorni l’attenzione è alla «cosa» civico-popolare promossa da Lorenzo Dellai, Marcello Carli e Paolo Piccoli, con il sindaco di Rovereto Francesco Valduga in predicato per la candidatura a presidente della Provincia nel 2023.

 

Ma si guarda anche a come si posizionano i circoli nelle valli rispetto agli equilibri tra centrodestra e centrosinistra: per «sposare» uno o l’altro degli schieramenti serve un mandato forte, per non rischiare una spaccatura tra le Stelle Alpine. Per il Patt — seppur la linea ufficiale sia quella del blockfrei — arriva puntuale la richiesta di stare da una parte o dall’altra della barricata.

 

Dopo la tragica esperienza del 2018, quando la decisione di presentare Ugo Rossi in solitaria come candidato alla presidenza non fu dettata dalla linea blockfrei ma dallo schiaffo di non essere stato confermato dal centrosinistra, sono in molti che cercano di recuperare i rapporti. Soprattutto dopo l’esperienza positiva delle amministrative a Trento e a Rovereto, con il Patt tornato protagonista nelle giunte di Ianeselli e di Valduga.

 

Ma a spingere verso il centrosinistra gli autonomisti è anche l’opposizione alla giunta Fugatti: «Inadeguata, improvvisata, superficiale», questi alcuni degli aggettivi che vengono declinati da Michele Dallapiccola e da Paola Demagri in ogni intervento in Aula. Dallapiccola e Demagri sono già al lavoro per il prossimo congresso. Presidiano il territorio, incontrano sindaci e circoli in ogni valle. Spingono per la costruzione di un’alternativa al governo leghista.

 

Ma oltre a loro, nel gruppo del Patt a Palazzo Trentini c’è anche Lorenzo Ossanna, su posizioni opposte: fin dall’inizio della legislatura non si è mai schierato pregiudizialmente contro la giunta Fugatti. Per Ossanna un’alleanza verso il centrodestra non sarebbe tabù, e sulla stessa linea è dato anche l’ex senatore ed ex segretario del partito Franco Panizza. Lo scontro congressuale sarebbe tra queste due anime, e da una ricognizione tra la base le posizioni si attesterebbero su un 30 a 70 in favore dell’alternativa alla compagine di Fugatti. Ma non è scontato che la traduzione del «sentimet» autonomista in delegati al congresso rappresenti la stessa proporzione.

 

Da qui la corsa alla conquista dei circoli e dei singoli militanti. Con Dallapiccola e Demagri sono dati l’assessore a Trento Roberto Stanchina e l’attuale segretario Simone Marchiori, mentre con Ossanna solo qualche sindaco. Sembra però che le dinamiche politiche «esterne» al Patt aiutino in qualche modo i sostenitori dello sguardo verso il centrosinistra. In quell’area sembra stia nascendo un’aggregazione di centro, popolare e civica, quella di Dellai, Piccoli e Carli, con Valduga candidato. Un «cuscinetto» utile per poter dire che «non ci si consegna alla sinistra», cosa temuta dalla base autonomista.

 

E gioca contro la possibile alleanza con il centrodestra la presenza in quella compagine di Fratelli d’Italia, partito storicamente inviso alle Stelle Alpine, nazionalista per antonomasia. C’è chi spera che Fugatti scarichi il partito della Meloni per il 2023, così da fare posto agli autonomisti, ma per molti osservatori è ben poco probabile possa rompersi l’alleanza storica tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

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