Un tempo dal nord, in questa stagione, scendevano soltanto ondate di freddo meteorologico. Oggi invece arriva un vagone carico di preoccupazione.
E’ quella che hanno scatenato i nuovi rischi sanitari. Con il cambio di stagione il Covid sta rialzando la testa. E questo fatto avviene specialmente nelle regioni poste al nord del Trentino, guarda caso proprio dove la cultura no-vax è risultata più diffusa. Vicinanza territoriale e provenienza di una porzione importane dei nostri ospiti nel turismo sono motivi locali che si affiancano a due ulteriori fattori di carattere generale. Per questo più temibili. Vediamo insieme quali.
La tenuta del vaccino.
Si è dimostrata “molto efficace” ma “non completamente efficace”, che è cosa ben diversa. Ad inficiare il massimo risultato sono le varianti dei virus e diverse specialità vaccinali. Per questo quel rapporto anticorpo/antigene necessario a permettere al nostro corpo di reagire, può in parte abortire. Inoltre, va considerato che ciascuno di noi reagisce al vaccino o alla malattia sviluppando una quantità dì anticorpi nel sangue – definita tecnicamente titolo ematico anticorpale – del tutto soggettiva.
La circolazione del virus
La seconda questione che permette al virus di circolare con una discreta disinvoltura – oltre alla problematica di cui sopra – purtroppo, è quella legata alla presenza di persone non affatto vaccinate. Questo si verifica nei bambini sotto i 12 anni e soprattutto con le persone no-vax.
Chi ha scelto di non vaccinarsi, in nome di una propria libertà di scelta, di fatto coltiva il virus. Non c’è niente da fare. Guarda caso proprio laddove il rapporto vaccinati/popolazione è più basso, lì stanno aumentando i casi di polmonite da Coronavirus.
Ebbene, finché il meteo e la stagione hanno impedito la replicazione del virus, i contagi derivanti dai cortei di protesta nelle piazze (a mio avviso tra lo squallido il folkloristico) sono stati piuttosto limitati. Oggi invece, con il clima a proprio favore, la circolazione del virus comincia a farsi temere. Così quella società evoluta che crede alla scienza e che ha voglia di ripresa e di lavoro, si sta rendendo conto di quanti danni possano portare alcuni convinti di un proprio credo.
Si tenga conto un fatto grave.
E’ concreto il rischio che a risentirne possa essere anche la stagione sciistica. Su questa funesta evenienza, può e deve fare qualcosa ciascuno di noi. Al netto della politica.
Chi amministra il turismo in Trentino oggi, è troppo viziato dell’interesse personale per risultare credibile nel comunicare il corretto stato delle cose.
A riprova di questa mia piccante considerazione: un fatto. E’ nella mente di tutti e nel portafoglio degli impiantisti, quanto e quale danno sia stato prodotto dai continui annunci della politica trentina. Ricorderemo tutti quando lo scorso anno, a partire da questo periodo, questa continuava ad annunciare aperture immediate degli impianti.
Lo sci è sì un’attività sportiva individuale che purtroppo avviene nella stretta promiscuità. E gran parte delle persone che lo praticano manifestano scolo nasale reso abbondante e costante come effetto delle basse temperature. Cosparso dai guanti e dal respiro su ogni superficie che venga in contatto con lo sciatore è ottimo terreno di veicolo del terribile morbo.
Questo fatto la scienza lo conosce benissimo. Non sarà certo il grido di qualche impresa o politico al loro servizio a fermare nuovi blocchi qualora il numero dei casi di contagio aumentasse.
Lo straziante scenario che tutti temiamo.
Provoca autentico ribrezzo e va assolutamente contrastato. E’ l’incombente blocco verso il quale ognuno di noi ha un compito ed una responsabilità. Noi vaccinati siamo molti più numerosi delle persone “no-vax”. Se ciascuno di noi immunizzati tentasse di convincere un no-vax appartenente al giro delle sue conoscenze a collaborare con la società nell’interesse della scienza, renderebbe un grosso servizio alla società.
Ogni vaccino in più, è un altro passo in avanti per l’umanità verso la sconfitta di questo epocale flagello.