Siamo una strana società. Vorremmo la nostra merce venduta nel mondo ma i muri e i fili spinati ai confini.

Da Michele Dallapiccola

Stridono le notizie di questi giorni. Per le loro contraddizioni sulla carta stampata. 

È pur vero che ciò del quale parleremo riguarda lo Stato in un caso, la Provincia in un altro. Come potremo ragionare insieme, in questo seguente breve pensiero, sono però più legate di quanto possa sembrare. 

La prima riflessione riguarda un fatto nazionale che ha a che fare con la moglie di un uomo di fiducia di Salvini. Il nesso vero riguarda lo sfruttamento e di converso l’affrontare l’enorme difficoltà di gestire e reperire manodopera non specializzata.

In questo oceano tempestoso di noie, l’agricoltura è la punta di un iceberg dalle proporzioni inimmaginabili. 

La difficoltà a reperire manodopera

Di relato ne soffre anche la nostra Provincia. Come ben ricorderete, la sua neo insediata Amministrazione pensava di risolvere i propri problemi scalzando quelli che chiamava con una discreta strafottenza gli scalda divani!

Quanto ridicola appaia oggi quell’affermazione lo testimonia la cronaca. E ciò che abbiamo ricordato sopra non verrà liquidato con un semplice “ve l’avevamo detto”. Questa frase la riserviamo alla gestione dei rifugiati in Trentino. Si viveva una stagione difficile quando lo Stato inviava al centro di Marco interi pullman di persone. E son passati solo pochi anni. E come vi ricordate, si tentò di integrare quella che sarebbe stata anche una potenziale forza lavoro sul territorio.

Quella lega, che allora protestava, nell’illusione data dall’esperienza di bastare a se stessa, salita al governo del Territorio ha distrutto tutto. 

Ma il lavoro non si ferma

Nel frattempo l’economia e le imprese non si sono certo fermate. Rispondendo al richiamo nazionale del valore della qualità, del brand Made in Italy e mi si conceda anche il piccolo atto di vanità, di quello Trentino.

L’export ha regalato ottime soddisfazioni ed i nostri prodotti hanno invaso il mercato mondiale. Lo stesso che come noi, di quella manodopera ha un bisogno sostanziale.

La società non inclusiva, che rifiuta, che alza muri e fili spinati è destinata a scomparire. Chi sa accogliere, chi sa gestire, distinguendo le mele buone dalle mele marce (nei locali e negli immigrati) vince. 

O pensiamo forse – ad esempio – che America e Germania siano diventate locomotiva economica di Mondo ed Europa alzando fili spinati come ha fatto la lega nazionale o quella provinciale in via Fersina?