Ci mancava anche l’influenza aviaria!

Da Michele Dallapiccola

Pare sia partita dalla Russia l’influenza del pollame che tanto spaventa i suoi allevatori in questi giorni.

Il Sito dell’Istituto Zooprofilattico delle Tre Venezie all’autorevole pagina dedicata che trovate aprendo QUESTO LINK, recita testualmente

A partire dal 19 ottobre 2021 il Centro di referenza nazionale (CRN) per l’influenza aviaria e la malattia di Newcastle ha confermato diverse positività per virus dell’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) nel pollame domestico. La maggior parte dei virus sono stati identificati come appartenenti al sottotipo H5N1. Sono stati coinvolti primariamente allevamenti di tipo industriale, soprattutto tacchini da carne situati in provincia di Verona. In tutti gli allevamenti risultati positivi sono state svolte o sono in corso le operazioni di abbattimento, pulizia e disinfezione. Le misure di controllo generali e specifiche nelle zone di protezione e di sorveglianza sono state implementate come previsto dal Regolamento Delegato 2020/687. La durata di tali misure, quando nota, viene indicata nel documento “Focolai in Italia”.

Le misure di contenimento prevedono l’abbattimento di tutti gli animali dell’allevamento dove sia presente un’infezione. Per questo motivo dai primi di novembre in provincia di Verona si sono abbattuti quasi 150 mila tacchini da carne. 

Sgomberiamo il campo dalla preoccupazione.

Questa influenza aviaria non c’entra nulla con quella da coronavirus. E’ causata da un ortomixovirus a RNA cugino stretto del virus normalmente responsabile dell’influenza stagionale nell’uomo. Ne esistono infatti di diversi sottotipi. Tipici delle varie specie e caratterizzati di diversi gradi di contagiosità e patogenicità. Motivo a causa del quale, questo, per ora, passa solo con estrema difficoltà ad altre specie. E’ necessario ricordare infatti che queste forme di influenza sono assai scarsamente contagiose per l’uomo. 

Accade eventualmente e in via del tutto eccezionale, soprattutto nel personale che per motivi di lavoro è a contatto con gli animali. In questi soggetti, in effetti, potrebbero svilupparsi forme di infezione incrociata. Questo perché durante il contatto con animali infetti vivi o morti o feci da loro contaminate potrebbe avvenire la respirazione di pulviscolo recante particelle virali. L’adattamento definitivo interspecifico si definisce SPILLOVER. Necessita di mutazioni continue pesanti e casuali che possono avvenire in luoghi della Terra dove coesistono molteplici cofattori quali scarsa igiene e convivenza di molte specie diverse. E’ una condizione che si sviluppa frequentemente in certe zone poco sviluppate del mondo magari dentro a mercati agricoli o situazioni rurali marginali. Dove sono nati mostri come il COVID.

Non c’è invece alcun rischio di trasmissione attraverso il consumo di carne o uova che rimangono rigorosamente sicure dal punto di vista alimentare.

In Trentino è un tipo di allevamento assai scarsamente diffuso.

Si tratta di bravissimi imprenditori che curano con maniacale precisione un’impresa dalla marginalità sempre più scarsa. Il ricambio generazionale arriva con difficoltà tanto che spesso le nuove generazioni cercano soddisfazione altrove cambiando completamente lavoro. Chi rimane arriva ad investire nella diversificazione.

Le gestioni di malghe come fonte di Premi Pascolo Europei, ad esempio, possono sembrare poco coerenti con l’allevamento avicolo. Ma lecite e dunque – ad esempio – praticabili.

Sdrammatizzare può essere utile. In un prossimo futuro arriveremmo a vedere il MALGA-llo e le MALGA-lline?