Nuova PAC. Il destino dell’agricoltura trentina ancora una volta nelle mani dell’Europa.

Da Michele Dallapiccola

E non solo. A Roma, in questi giorni, fervono le trattative per la nuova Politica Agricola Comunitaria. Una sorta di “mercato” dei contributi europei. 

Ogni sette anni gli assessori all’agricoltura d’Italia si incontrano per definire il riparto dei Fondi che l’Europa mette a disposizione per il settore primario degli Stati membri. In questo caso, viene discussa la suddivisione tra le Regioni e le Province Autonome. 

 

Qui l’impegno di Bolzano.

Non annoierò i lettori non addetti al settore entrando nei particolari. 

E’ forse curioso ricordare un termine di paragone. Nella legislatura precedente ad esempio, quella Pac 2007-2013, i nostri predecessori portarono a casa per il Trentino 350 milioni di euro. Salirono a 460 per noi, nella scorsa legislatura. 

Non va trascurato che questo mandato legislativo sarà caratterizzato dalla messa a disposizione di una consistente fetta di finanziamenti europei per l’agricoltura. Il canale sarà nuovo ed avverrà già da subito attraverso i bandi del PNRR. 

Questo non significa che la trattativa che anche il Trentino deve fare, non possa e non debba mantenersi serrata. Su quanto riuscirà a portare a casa la nostra provincia attendiamo informazioni da parte della cronaca. Di certo il settore sta attendendo non senza patema d’animo questo nuovo e tanto atteso flusso finanziario. Soprattutto per un motivo: Pochi piccoli bandi, hanno assegnato contributi a pioggia per cercare di accontentare il maggior numero di richiedenti.

Una scelta politica che condivisibile o meno era comunque ampiamente criticata dalla Lega di minoranza del corso quinquennio.

Abbiamo spesso biasimato anche lo scarso slancio e la scarna visione della lega al governo del Trentino. E’ un atteggiamento che in campo agricolo ha trovato la sua sublimazione.

Le carenze organizzative del Servizio Agricoltura della PAT.

Afflitto dai molti pensionamenti, e dalle poche assunzioni, vede molti ruoli e compiti ancora vacanti. L’alta dignità di questa competenza provinciale è ancora una volta affidata alla buona volontà dei singoli dipendenti. Ma fino a quando sarà sufficiente una pacca sulla spalla da parte di qualche nostalgico soddisfatto utente? Nuove assunzioni e una pesante valorizzazione/riorganizzazione del servizio appaiono sempre più tanto necessarie quanto urgenti.

Vera innovazione, disegno dell’Agricoltura sostenibile del 2030. 

Nel settore dell’ortofrutta questa condizione è in mano ai diretti interessati del settore e le cose funzionano discretamente.

Ma è il mondo zootecnico a presentarsi in fortissima difficoltà. Non è una questione di soddisfazione dichiarata o meno del singolo o di remuneratività. A certificare l’atavica condizione di asfissia che affligge il mondo allevatoriale è la riduzione del numero di partita IVA. 

Eppure il settore coltiva a prato e a pascolo oltre 120.000 ha che sono il triplo della superficie coltivata a frutta e viticoltura. E le vacche in Trentino sono un terzo delle 130mila allevate nel vicino Alto Adige. Ed è il solito discorso del Trentino coltivato che le imprese turistiche della provincia vendono ai propri ospiti. 

Inteso il valore?