Volge al termine un anno molto intenso. Afflitto dalla pandemia e dalle incertezze che questa ha inflitto alla società. E di conseguenza anche sulla politica per questo aggredita dallo stesso stato d’animo.
Sarà forse per questo motivo che tra i banchi del Consiglio Provinciale, si respira già aria di preoccupazione,
Bene che vada, senza paventare elezioni anticipate (che in Italia sono una rarità), tra un anno saremo già in piena campagna elettorale per le nazionali.
Ecco dunque alcune considerazioni.
Il PD trentino appare quasi assopito. In effetti deve pensare a come riorganizzarsi. A ben vedere può permettersi di farlo. Il vento in poppa dei sondaggi nazionali lo mette sempre più saldamente al primo posto. C’è poi un centro moderato. È quello che rifugge la destra interpretata dalla lega. Sta nascendo un nuovo movimento: Campobase sarà presto realtà.
Intanto, a destra dell’emiciclo la tranquillità non sembra di casa.
Anzi. La scissione della destra a trazione leghista ha prodotto, per partenogenesi politica, la nascita in seno al Consiglio Provinciale del gruppo di Fratelli d’Italia. Voci sempre più insistenti danno questo assembramento come lanciato verso una candidatura indipendente con a capo una donna. Quasi a mimare la Meloni.
È in questo stato di cose che prendono corpo i rumors che danno l’attuale partito di maggioranza relativa alla ricerca del centro moderato.
Dalle Giudicare alla Vallagarina, ben tre diversi Assessori dell’attuale giunta sono alla ricerca di candidati per una lista civica a sostegno della destra leghista per il 2023. Le testimonianze raccolte che convergono su queste ipotesi non stupiscono. Moltiplicare liste per moltiplicare i voti, del resto, è un vecchio gioco.
Basti ricordare le sei liste di Daldoss nel 2018 o addirittura le quattordici che Gios e Kaswalder raccontavano di avere nello stesso periodo. Come poi sia finita lo ricordiamo tutti. E a proposito degli Autonomisti di Destra? Da voci di corridoio raccontano che sarebbero sempre più pronti ad ospitare fassani in fuga. Anzi sempre da cinguettii piuttosto affidabili, pare che il Fiocco di Neve si scioglierebbe volentieri sulle Stelle Alpine. Qualora queste optassero per il salto di emiciclo.
Fortunatamente, ci sono forti ancore che per ora trattengono saldamente il nostro partito nella rada dell’opposizione. La malsana (a mio modo di vedere) riunificazione degli autonomisti a destra non è (almeno per ora) nell’agenda del partito.
Come noto, le Stelle Alpine si stanno avviando al proprio Congresso. Innanzitutto per decidere il proprio Segretario e gli organi della propria organizzazione.
I nodi e le alleanze definitive si affronteranno presumibilmente in autunno quando le condizioni politiche sul tavolo saranno chiare.
Non è infatti ininfluente quale alleanza sceglieranno i cugini dell’SVP.
Da sempre ultra allergici al tricolore assai difficilmente potranno effettuare scelte diverse dal loro passato. A Trento nel loro Welsch Tirol, la lega molto probabilmente, potrebbe tentare di ammaliare gli Autonomisti comunque. L’offerta di un seggio sicuro per le nazionali ad un componente autonomista è un’ipotesi non peregrina.
Le considerazioni di cui sopra vanno intese come illazioni e rumors raccolti da chi come noi frequenta in prima linea la Buvette del Consiglio in Regione o i corridoi di piazza Dante. Ma è soprattutto nell’assidua frequentazione del territorio, a ritmo bisettimanale ormai da più di sei mesi, che ci viene offerto il polso della situazione.
Solo il tempo e le persone trasformeranno le ipotesi in realtà.
Di certo al Congresso non sarà ininfluente il pensiero di un Patt libero, sganciato da logiche nazionaliste, stataliste, moderno e legato alla propria terra. È proprio in questo prossimo anno che verranno effettuate valutazioni interne che lo porteranno a riflettere sul suo futuro.
Non più all’opposizione ma utile e leale al Trentino.