A quando le prossime elezioni provinciali? Già un altr’anno?

Da Michele Dallapiccola

Sembrava così lunga, davanti, in quell’ottobre del ’18. Si era appena compiuto il “capolavoro” della lega, al governo del Trentino per i successivi cinque anni.

Invece, siamo già arrivati. L’anno prossimo sarà già quello elettorale. Nel 2018, fu il nostro litigioso centrosinistra provinciale, al termine del suo periodo di governo, a passare il testimone. Diviso, incerto fino all’ultimo, fece di tutto per spianare la strada alla lega. Del resto già da tempo il passaggio era favorito da condizioni di contesto. Anche il Trentino era ammaliato dalla voglia cambiamento che ai tempi, la formidabile capacità mediatica del Salvini nazionale sapeva promuovere. 

Così, la destra locale equipaggiata di alcuni “galoppini” di partito, di molte prime esperienze e un bagaglio di competenze pregresse diciamo non impressionanti, si apprestò a gestire il Trentino del cambiamento. 

Come sono andate le cose?

I politologi raccontano di analisi sociologiche condotte su popolazioni nel mezzo di una crisi. Ebbene in condizioni estreme, in maniera statisticamente misurabile, i loro governi, implementano la loro popolarità ed il loro gradimento medio. Il perchè non è difficile da immaginare. Le difficoltà aumentano l’indulgenza della popolazione verso governanti inchiodati al centro della tempesta. Anche per compassione. 

Per questa destra trentina sarebbe stato sufficiente star ferma e gestire soltanto i danni. “Incredibile dictu”, ha voluto metterci del suo, riuscendo a peggiorare le cose. Qualche esempio?

I rincari delle tariffe e dell’energia elettrica.

La partita viene gestita così male da venire respinta dal Consiglio delle Autonomie Locali per scarsità di confronto. Sulle discariche di rifiuti, riaperte a sorpresa, le polemiche vengono controllate con la tecnica dell’annuncio/ritiro. Ma è durante l’estate che questi novelli michelangeli dell’energia elettrica si sono dipinti la loro cappella sistina. Per una non meglio compresa caparbietà assessorile, è stata approvata una norma che qualora applicata potrebbe mettere nelle mani delle multinazionali le centraline elettriche che per ora alimentano anche i bilanci dei nostri Comuni.

Ma il Trentino non era famoso per le sue politiche ambientali? Turismo e immagine ne beneficiavano. 

Una volta. Perché oggi proprio il partito che da sotto ai gazebo banchettava a base di carne di orso, sta girando col fare di un agnellino a sostenere che la miglior cosa da attuare per gestire questi animali è… tenerseli! In cambio offrono catture alla pressappoco e bidoncini anti orso. Ah, sul lupo si glissa. La vecchia tecnica dell’incolpare qualcun altro va sempre bene.

Sanità al collasso in pieno Covid? Impossibile trovare medici generici? Risparmiamo! 

Con un ordine a quanto pare mai ritirato si è deciso fin da inizio legislatura di tagliare 120 milioni di euro. Come se non bastasse, sulla schiena della Sanità trentina è stata caricata una riforma che non aveva chiesto nessuno. L’effetto è portare confusione proprio nel momento della maggior confusione. Da Covid e carenze organiche.

Comunità di Valle. Dov’è finita la riforma istituzionale?

Tanto tuonò che piovve disse il partito che voleva demolire le Comunità di Valle. La lega partorirà il topolino che come massima botta di vita, toglierà le assemblee e lasciano tutto com’è. Non prima di aver fatto penare ben tre anni di commissari e di incertezze a tutti.  

Piano opere stradali da 180 milioni.  

In una Provincia che da decenni stanzia decine e decine di milioni in opere stradali, auto congratularsi di un Piano ereditato almeno per la metà, fa un po’ sorridere. Forse per la manifesta ingenuità che dimostra. Per la malizia elettorale direi proprio che c’è poco spazio. Le priorità le dà un programma di promesse praticamente scritto ed ereditato da ogni governo pregresso che sia passato da Piazza Dante dalla Seconda Guerra in poi.

Turismo al tempo del Covid?

Nessun problema! Affrontiamo la ripartenza salvando bombardini e zona bianca con gli ospedali pieni. Nel frattempo, si riforma completamente l’organizzazione di promozione territoriale, togliendosi pure lo sfizio di aumentare la tassa di soggiorno. 

L’agricoltura sembra l’unico settore in pace.

Le mele si vendono bene, il latte fa i suoi bilanci, il vino pure. Ma siamo proprio sicuri che non sia “il sole di Bertoldo dopo il quale arriva sempre la tempesta?”. La riduzione di valore della prossima nuova Pac e l’aumento dell’ incidenza dei costi delle materie prime e dell’energia sulla produzione, non fanno presagire nulla di buono.

Carenza di personale nel sistema dei lavoratori stagionali, sistema dell’accoglienza e cooperazione internazionale sono alcuni dei sistemi che sono stati fatti saltare. Anche avvalendosi di basisti interni. Non possono essere derubricati a solo problema nazionale.

In questo guazzabuglio, con le premesse considerate all’inizio di questo scritto, le cose inevitabili erano davvero poche.

Eppure, qualcosa ancora potrebbe far andare tutto storto. Mi riferisco alla disgraziata ipotesi che chi sta cercando di costruire un’alternativa di governo a questa destra leghista Trentina non riesca a centrare il proprio obiettivo.

Fortunatamente, grazie alle notizie sempre più attendibili di questo periodo riteniamo quest’ipotesi poco verosimile. Direi che a questo punto non c’è che da rimboccarsi le maniche.