E se guardassimo l’allevamento ovino sotto un’altra luce?

Da Michele Dallapiccola

Che la pecora sia un animale simpatico a molti è risaputo. Che abbia altre funzioni oltre ad animale da reddito, un po’ meno.

Con quel suo sguardo docile, coi suoi occhioni gialloni dolci, il suo aspetto lanuto, il suo fare indolente, porta facilmente con sé simbolismo pacifico ed accattivante. Immaginarla e contarla nella numerosità di un gregge, in una diffusa credenza popolare, è persino un ottimo conciliatore di sonno. 

Sarà forse per questo motivo che il suo allevamento è in espansione non solo nell’ambito delle razze da reddito. In Trentino, per queste, parliamo essenzialmente di tingola e bergamasca. Stanno sempre più prendendo piede anche alcune razze per così dire amatoriali, non da reddito ma piuttosto  da compagnia.

Può essere un’ottima opportunità e regala soddisfazione di vario tipo per chi abbia spazio per tenerle e passione di farlo. Non dunque un hobby alla portata di tutti, ma nemmeno nulla di settario o trascendentale. 

Nella casualità delle frequentazioni del territorio trentino mi sono reso conto che ieri, senza volerlo, mi sono imbattuto in tre diverse di queste razze. 

Ho visitato un gruppetto di pecore di Lamon. Una razza autoctona del tirolo storico, riconosciuta in estinzione ai sensi della Comunità Europea. 

Con loro vive anche un simpatico maschietto di Ouessant, una pecora nana, utilizzata anche come rasaerba naturale nei vigneti biologici per la sua bassa statura e dunque scarsa capacità di brucare tralci e danneggiare viti, potate più in alto. 

Ma è senz’altro l’allevamento di Nicola Gagliardi che mi ha più divertito. È questo il verbo più adatto per definire il primo impatto con questo fortunato allevatore perginese. Ci mette davvero tanta passione e si vede. E la trasmette pure quando racconta la sua storia e quella del gruppo di pecore Vallesi (Walliser Schwarz Nasen Schafen) che vivono con lui.

Presto, pare che i fortunati proprietari di pecore come le sue, si riuniranno in un’associazione. Sarebbe un’ottima occasione per scambiarsi consigli e diffondere cultura territoriale. Attenderemo sviluppi con grande interesse.

Sul senso complessivo dell’amore per l’allevamento c’è poco da aggiungere. Certe cose non si possono spiegare. Sono passioni o meglio emozioni che vanno vissute. Il racconto dice poco. Il resto è in mano a quegli alcuni fortunati che le pecore possiedono.