La montagna e i suoi limiti non si affrontano senza prudenza ed attrezzatura.

Da Michele Dallapiccola

Ha particolarmente scosso anche la comunità trentina, la tragedia nella quale un paio di giorni fa, sono occorsi dei turisti lombardi in Val di Breguzzo. 

Un dramma consumato in un niente. Perché la montagna non ha smesso di perdonare errori o sottovalutazioni. E non è solo una questione di propria forza fisica o condizioni meteorologiche. Le valutazioni devono essere il più larghe ed accorte possibili. 

Ci ho fatto caso anch’io, ieri, in uno dei giri di montagna considerati facili, alle porte della città. Mi trovavo nelle condizioni ideali per affrontare quella che è poco più di una passeggiata: dalle Viote al Cornetto. Trattandosi di una camminata invernale, mi ero dotato di idonea attrezzatura: racchette e ramponi in primis.

Ebbene arrivato in prossimità della Cima Cornetto, a pochi metri dalla sommità, mi sono reso conto di un passaggio a dir poco angosciante. In una valletta all’ombra, pochi metri sotto la cima c’era un passaggio obbligato che avrebbe imposto di seguire delle orme ghiacciate. Sono quelle dei trekkers che numerosi nei giorni scorsi hanno raggiunto la cima. Nessuna possibilità di appiglio, nessuna possibilità di perdere l’equilibrio.

Chi avesse sbagliato in quei pur pochi metri non avrebbe avuto nessuna possibilità di salvezza. Un semplice un piede in fallo, un attimo di apprensione, l’inciampo nella neve ghiacciata, avrebbero avuto conseguenze letali. Sotto, si stendeva infatti un pendio inclinato a 60° lungo qualche centinaio di metri. Non senza rammarico è prevalsa la ragione, abbiamo optato per un rientro diverso offrendoci una deviazione passando dalla bella malga di Cavedine. 

Ogni giorno, e ancor di più ogni domenica sulle nostre montagne si muovono tantissime persone, fin troppe senza idonea attrezzatura. Anche oggi erano davvero tanti, quelli incontrati senza ramponcini, ad esempio. Pensiamo anche solo ad una banale caduta sul ghiaccio senza scomodare patemi che si richiamano a tragedie. Vanno evitati, basta poco. Basterebbe quella cultura popolare che tutti noi da ragazzi abbiamo avuto la fortuna di imparare dalla vita rurale. Almeno chi ha avuto la fortuna di poterla vivere. Quella che oggi si perde sempre più, anche nelle nostre valli. 

Che sia forse giunto il tempo di indire un momento educativo di questo tenore e di questi argomenti anche in ambito scolastico? Di certo qualche informazione in più, magari attraverso i nuovi canali digitali, non guasterebbe.

Visto che è anche il compito di un consigliere, direi proprio che al più presto lanceremo questo messaggio anche alla Provincia.