La capacità di adattamento al mondo del lavoro. Il nuovo must della società moderna.

Da Michele Dallapiccola

Raccogliere le occasioni, adattarsi al mondo del lavoro mano a mano che queste si presentano è il nuovo modo di stare al passo di un mondo del lavoro in continua evoluzione. 

Il mito del posto fisso è morto, ucciso da questa società in continuo divenire. Così le ambizioni più alte vanno sempre e comunque perseguite. Devono anche essere il punto di arrivo di un percorso a tappe dove le tappe intermedie non possono essere considerate umilianti ma solo formative. 

A diventare grandi, (forse è ora di cominciare a dire vecchi), si dispensano consigli e racconti un po’ lontani. Così capita anche a me. Quando qualcuno all’inizio della sua carriera me lo chiede, non riesco ad emanciparmi dal vizio di raccontargli aneddoti che provino ad avere sapore di saggezza. Farà un po’ sorridere ma siccome a me è capitato così, racconto loro la mia storia.  

In gioventù lavoravo presso l’azienda familiare. Allevavamo ovini. Vivevo il lavoro del taglio sanitario delle unghie delle pecore come un fatto di routine. Imparai da bambino e mai mi sarei immaginato che sarebbe per me diventata un’azione che avrei praticato per centinaia di volte.

Successivamente, la professione veterinaria mi impose di dedicarmi alla podologia bovina. Si trattava di un ambito assai simile a quello dove mi ero formato da giovane, il piede ovino. Analoghe: l’anatomia, le patologie e infine anche le terapie, preventiva, medica e chirurgica. Così da principiante non disdegnai, usando qualche vecchio trucco di maniscalco, di dedicarmi alla cura delle unghie bovine. Nelle stalle era un lavoro che molti colleghi si rifiutavano di fare, per fretta o inesperienza. Non è sufficiente conoscere soltanto la parte teorica. Così, questo mio utilissimo gesto clinico mi portò ad incontrare la simpatia di molti allevatori. L’apprezzamento per questo umile aspetto li porto spesso a scegliermi come veterinario aziendale, la mia vera aspirazione.

Impara l’arte. 

E, aggiungo, non disdegnare lavori umili, poco remunerativi o poco consoni alle proprie aspirazioni iniziali. Nella generalità dei casi, l’impegno e il lavoro pagano quasi sempre. 

E questa considerazione vale in maniera talmente larga che talvolta mi trovo a ripeterlo anche a chi si affaccia ad un nuovo impegno che non c’entra nulla con l’esperienza personale. Professionale o politica che sia. 

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