A quando il Piano Lupo nazionale? Chi lo approva?

Da Michele Dallapiccola

Mi permetto di raccontare come funziona. Ebbi anch’io infatti, l’opportunità di prendere parte a genesi e trattative di una delle tante versioni fino ad ora partorite.

L’ultimo documento che prevedeva un’ipotesi di abbattimento, l’Italia tentò di approvarla nel 2017. 

A que tempi, il lupo era già presente in Trentino da 5 anni eppure la situazione per gli allevatori si presentava già molto difficile. A QUESTO LINK POTETE LEGGERE UN’ANSA DEL PERIODO

In quella occasione, la proposta sul tavolo era quella di gestire la presenza del carnivoro esattamente come da anni già faceva il Trentino. Le attività di prevenzione e informazione sarebbero state integrate anche dalla possibilità di abbattere il 5% della popolazione censita.

Ovviamente non se ne fece nulla. A QUESTO LINK TROVATE COME ANDO’ A FINIRE. Dopo alcune sedute di discussione in sede romana, il piano venne bocciato. 

Perché tornare sull’argomento? 

Avverto parole di profonda demagogia e leggerezza nella Giunta provinciale quando riferisce di aver messo tutto nelle mani del Ministro Cingolani. Racconta che tutto dipende da lui ed ora sta attendendo risposta. Per carità, per lasciare traccia dell’impegno presto ci può stare. lo feci anch’io. QUI IL COMUNICATO DELL’EPOCA

Ma un “Piano lupo” che possa avere speranza di poter passare non può generarsi direttamente dentro al Gabinetto di un Ministro. Nessuno si prenderebbe mai la responsabilità unilaterale di assumere un provvedimento così controverso. Qualora accadesse, sarebbe una mossa davvero sorprendente.

Cosa deve succedere davvero, allora?

Un documento di questa portata, deve venire elaborato da ISPRA e Ministero competente. Va poi concordato con la Conferenza Politiche Agricole (quella degli Assessori all’Agricoltura e alle Foreste ) e con la Conferenza Stato Regioni (l’assemblea dei Presidenti di Regione e Province Autonome). Il tutto procede sotto la Regia del Ministro in persona. Nel frattempo, tutti questi soggetti sono sottoposti alla devastante gogna mediatica che solo l’Italia è capace di mettere in campo quando si parla di questi argomenti. 

Ecco perchè, Fugatti che va a Roma a parlare al Ministero portandosi l’assessora in videoconferenza, ad esser buoni nei giudizi, sembra un filino… superficiale. Appena un po’.