Il Trentino: sempre più terra promessa? A giudicare dagli impegni presi per gli impianti a fune sembrerebbe di sì. 

Da Michele Dallapiccola

Un paio di condizioni non prettamente collegate tra loro, stanno spingendo l’entusiasmo amministrativo della Provincia a lanciarsi verso nuovi interessanti impegni rivolti ai trentini.

A dare alla testa di chi governa, con ogni probabilità, sono state le ingenti disponibilità economiche determinate dal PNRR. Spingono questo governo provinciale ad assumersi impegni economici assolutamente incongruenti alle vere disponibilità. 

La seconda condizione che favorisce promesse ed impegni è senz’altro l’atteggiamento politico che la lega ha deciso di mantenere nei confronti dei propri elettori. Rifacendosi ad un proprio stile, confermato a più riprese dal Presidente Fugatti, si pregia di essere il partito dei sì. Alternativa di governo a quello che fino ad ora è stato invece, a detta loro, il partito dei no. 

Ebbene, se in passato qualche importante diniego c’è stato, si è sicuramente verificato a causa del realismo e della prudenza che ha da sempre contraddistinto la precedente maggioranza provinciale.

Una volta al governo invece, il centrodestra trentino si è subito lasciato trasportare dall’entusiasmo positivo su moltissimi progetti. 

Oggi, il focus di questo ragionamento può riguardare l’atteggiamento mantenuto sulla pianificazione di nuovi impianti a fune. Ai molti i progetti prospettati, sognati e qualche volta pure già progettati anche nel recente passato, la lega non ha mai detto no.

Ogni località ha diritto a coltivare il proprio sogno. 

E’ a dir poco necessario, specie per alcuni progetti che tra l’altro sono più realistici di altri. Penso alla funivia tra Trento ed il Bondone rispetto ad altri che lo sono poco, per non dire per niente. Pensiamo al collegamento Riva Ledro, ad esempio. Eppure, il partito dei sì, li ha promessi tutti. A tutti.

Uno studio di fattibilità non si nega a nessuno. 

Il problema si sviluppa quando si impegnano risorse generando illusioni o peggio ancora scontri: Lo vediamo nelle località dove le opere a fune in discussione generano condizioni di scontro sociale. Non c’è territorio o comunità di Valle dove non sia stato promesso un collegamento funiviario dal costo milionario. Da finanziarsi con le risorse del PNRR. 

Sommando la lunghezza delle funi promesse, una volta realizzate, in funivia si raggiungerebbe tranquillamente Verona. E i fondi necessari a costruire tutto arriverebbero a collocarsi inesorabilmente tra i 200 e i 300 milioni di €uro. Ad esser buoni. Un po’ fuori scala rispetto alle disponibilità, non trovate?

Vien proprio da pensare, dovendosi trovare nei panni di un amministratore locale, che se un membro della giunta arrivasse a garantire il finanziamento di un nuovo impianto a fune sul proprio territorio comunale, ecco, un po ‘di domande me le porrei. Anche se amministra il partito del sì. Ai concertoni.