Tipicità, innovazione e diversificazione. Tre ingredienti anticrisi anche per il mercato lattiero-caseario. Basteranno a fronteggiare la crisi?

Da Michele Dallapiccola

Crisi delle imprese e caro energia toccano tutti. Se la marginalità aziendale parte già ridotta di suo, la cosa pesa ancora di più.

Le aziende zootecniche ne sanno qualcosa. Non ha mai avuto vita facile, chi alleva allo scopo di produrre carne e latte. E’ paradossale pensare quanto poco ripaghi produrre alimenti così nobili. Eppure è così. 

E proprio adesso che la PAC da qualche anno, ha cominciato davvero a ripianare le spese e a farsi sentire in positivo sui bilanci aziendali, arriva una delle peggiori crisi da aumento dei costi che l’uomo ricordi dal dopoguerra. Come uscirne? 

Poche le ricette. 

Tra tutte, caratterizzare e diversificare il prodotto può essere una soluzione. La galassia Concast, coordina la produzione dei 17 caseifici trentini. Alla cui capacità di impresa e bravura dei propri casari, è lasciato il compito di distinguersi e farsi avanti col mercato locale, specie se turistico.

Il Caseificio Sociale di Cavalese ne è un ottimo esempio. Con oltre 40 referenze diverse produce tanti tipi di prodotti caseari quanti sono i modelli di jeans della Levis. Impossibile per un consumatore non trovarne uno che non gli vada bene. E in una valle turistica interpretare tipicità e novità assume significati particolarmente trasversali. 

Sarà sufficiente a proteggere la zootecnia di montagna dalla crisi? Aiuta ma non sarà sicuramente risolutivo. Fin quando questa Provincia non punterà fortemente su azioni di marketing congiunte e coordinate dalla nostra società di sistema della promozione, sarà difficile per i nostri allevatori lavorare in serenità.