Agrivoltaico che passione. O è meglio dire: che bella opportunità?

Da Michele Dallapiccola

L’attuale crisi socio politica ha fatto saltare agli occhi di tutti quanto fragile possa essere il nostro sistema di produzione e approvvigionamento energetico.

Nemmeno una Provincia che produce all’incirca il 110% di quello che consuma, può ritenersi indenne dal problema.

Come sappiamo infatti, la nostra produzione è inquadrata dentro ad un mercato fatto di scambi nazionali ed internazionali. Sono dunque i motivi di natura contrattuale a condizionarci pesantemente. Non di meno, influiscono anche quelli preminentemente tecnici visto che accumulare energia elettrica è impossibile se non in limitatissima quantità. Ecco perché la produzione locale di energia elettrica, anche da impianti di prossimità o di minima dimensione, ha comunque un significato economico particolarmente importante. E se ulteriori derivazioni idroelettriche sono sempre più difficili da ipotizzare, sul sistema fotovoltaico si può pensare che ci siano ancora importanti margini di sviluppo.

Ne sanno qualcosa i contadini che in questi giorni hanno visto come manna dal cielo l’opportunità di usufruire di un cospicuo contributo nazionale. Dal PNRR, arriva la spinta a realizzare impianti fotovoltaici sulle coperture delle loro strutture agricole.

Il Piano prevede aiuti a copertura finanziaria completa (al 100%) anche per le strutture realizzate a suolo. Per questa fattispecie, il nostro paesaggio è troppo delicato per pensare a dei parchi agrivoltaici al suolo. Questa è la linea generale. Perchè a dire il vero si potrebbero forse individuare porzioni scoscese in zone termofile nascoste alla vista, da adibire come sedime per questo (limitato) nuovo sistema di impianti. Andrebbe effettuato un prudentissimo lavoro di ricognizione, soprattutto nelle valli marginali alle coltivazioni agricole.

Una proposta tutta trentina. Dal mondo dei berries.

Oltre a questa fattispecie di collocazione, tutta da discutere, tutta da costruire, ce n’è una già compromessa a livello agricolo. E’ quella relativa alle porzioni di terreno già coperto da serre per alcuni tipi di piccoli frutti. Non le fragole ma i mirtilli e i lamponi necessitano di una copertura parzialmente ombreggiante Ebbene si potrebbe pensare a una doppia valorizzazione di queste coperture autorizzando l’installazione di pannelli fotovoltaici. Coprirebbero parzialmente come già avviene in molte parti del mondo. Questi micro impianti a produzione limitata sono assai utili a soddisfare i bisogni aziendali o a generare piccole quantità di energia elettrica. In questo caso si agirebbe su coperture già presenti. C’è anche un vantaggio paesaggistico da sottolineare. Grazie all’aspetto dei pannelli fotovoltaici si porterebbero benefici al paesaggio poiché dal punto di vista cromatico le attuali coperture, spesso impattanti, si renderebbero un po’ meno evidenti.

Siamo consci che si tratta di un provvedimento di valore politico assai divisivo. Solo una discussione su larga scala, innanzitutto in sede politico partitica, potrebbe forse dipanare le ragioni di questa proposta. Perdonerete, il ruolo di consiglieri d’opposizione che è anche quello di elevare proposte, perchè no, coraggiose. Fino al limite della provocazione.

È addirittura Legambiente a lanciare proposte di mediazione, al fine di trovare un percorso che salvi territorio ed economia. A QUESTO LINK UN SUO PENSIERO.

Queste sopra sono proposte che a livello locale arrivano anche dai professionisti del settore. Riportano la testimonianza di una cospicua diffusione di questo tipo di impianti in Italia ma soprattutto all’estero. Qui da noi, l’installazione sui berries, richiederebbe normative specifiche. Andrebbero conformate attraverso l’agilità di esercizio amministrativo tipica di una Provincia Autonoma come è quella di Trento.

Sarà dunque nostra cura formalizzare questa considerazione trasformandola in un atto politico ufficiale