Zootecnia in affanno? Poi non passi che non l’avevamo detto.

Da Michele Dallapiccola

La notizia è di quelle che nessuno avrebbe mai voluto leggere. Eppure, un conto alla rovescia più che annunciato, ha iniziato a fare capolino sui media. 

La chiusura di 6 stalle, letta dallo sterile punto di vista delle cifre, può sembrare poca cosa. Se il problema lo rapportiamo alle dimensioni del settore, invece no. Sono rimaste in meno di 800 le aziende agricole da latte a sopravvivere ormai sul nostro territorio. E si trovano a lavorare in condizioni difficilissime.

I motivi della contrazione 

Pesano certo fattori sociali: gestire una stalla impone uno stile di vita impegnato oltre ogni altro tipo di lavoro. Le persone disposte a sacrificarsi sono poche. 

Ma i problemi peggiori derivano dai fattori economici: la marginalità è risicata oltre ogni limite. Qualsiasi fluttuazione dei costi rischia di compromettere ogni singola annata agraria. 

Inoltre, hanno contribuito le mancate risposte della Provincia: l’assenza di una strategia d’insieme. Questo governo pensava infatti di cavarsela con facilità.

Forse pensavano che a metter lì due soldi per un “fondino” di stabilizzazione del reddito e qualche punto percentuale in più di Indennità Compensativa potesse bastare. Che le cose insomma si sistemazsero da sole. Piuttosto, sarebbero servite azioni concrete, fin dall’inizio della legislatura. Invece è prevalsa la superficialità! 

E gli esempi non mancano; ne cito un paio di eclatanti. 

Dotare la propria azienda da macchine innovative permette di avere maggiore possibilità contributiva dal livello europeo. Un grande escluso? Il robot di mungitura! Forse una delle macchie più tecnologiche che la zootecnia possa mettere in campo!

Il secondo caso di incuria amministrativa, senza dubbio, alberga a San Michele. Non è certo passato inosservato che il CDA di FEM non ospiti ancora i rappresentanti del mondo agricolo. E senza loro, ancor peggio, un pensiero da parte della zootecnica. Dalla consolle di controllo, gli allevatori rappresentati, avrebbero potuto dare un grande contributo al settore.

C’è poi un fatto, ad onor del vero, mancato anche nella scorsa legislatura e proprio per questo segnalato come problema fin dall’inizio dell’attuale mandato. Fu la prima nostra consegna alla giunta, al tempo subentrante. A quel punto, FEM, informata e stimolata avrebbe potuto attivare fin da subito, un servizio di assistenza tecnico economica alle aziende zootecniche; specialmente quelle in difficoltà. Son talmente poche che si sarebbe potuti seguire ogni singolo caso.

Si poteva fare meglio? Certo! 

Al Trentino avrebbe fatto comodo una migliore gestione della PAC, portando avanti in sede romana una trattativa più serrata, a valere almeno per il prossimo PSR. 

Una politica di sostegno alla promozione più articolata e più pingue. 

Senza  considerare che tanto avrebbe fatto bene al settore evitare di ricevere le tante piccole picconate che gli addetti al settore non hanno mai dimenticato. Penso alla burocrazia introdotta per ottenere le (mancate) agevolazioni sul gasolio agricolo, la gestione dei grandi carnivori o il regolamento per lo spandimento liquami.

A nulla sono servite pregresse esperienze lavorative millantate o praticate a servizio del settore e presenti in questa giunta. E’ partita con gli Stati generali della montagna, finirà con gli stati comatosi della montagna. In mezzo c’erano loro.