Dalle difficoltà la forza del cambiamento. Anche nei nostri comportamenti in campo energetico

Da Michele Dallapiccola

Non piove da 90 giorni. Ce ne siamo accorti anche troppo. Il livello dell’acqua comincia a scarseggiare pure nei livelli delle falde sotterranee. E la campagna che sta uscendo dal riposo invernale è già in piena sofferenza. Le previsioni meteo ci danno ancora poche speranze. 

Come le trattative per la pace in Ucraina. L’unico spiraglio di luce, dato dagli effetti della bella stagione sulla pandemia, sembra stia arrancando. Pare che i casi siano di nuovo in aumento per un mix di presenza di persone non ancora definitivamente vaccinate e di nuove sottovarianti. 

C’è davvero da chiedersi quali nuovi effetti collaterali avrà sulla società, questa tragica situazione contingente fatta di tante componenti negative. 

Tra le tante un piccolo sprazzo di luce non va ignorato. Due anni di disgraziatissimo lockdown hanno spinto su smart working e digitalizzazione più di quanto si fosse mai visto in passato. Con la guerra potrebbe determinare effetti collaterali analoghi, pur in altri campi.

Le nostre impressioni in un sondaggio

E’ interessante il sondaggio di EUROMEDIA RESEARCH diffuso proprio in queste ore sul rapporto tra gli italiani e l’aumento dei costi energetici a causa della guerra 

Il conflitto tra Russia e Ucraina, che si protrae ormai già da 21 giorni, sta avendo le prime ripercussioni anche sul nostro Paese, soprattutto a livello economico, con un aumento considerevole del prezzi di alcuni beni e servizi come benzina, gasolio, luce e gas. Una situazione inevitabile per oltre 2 Italiani su 3. Per Il 69,2% degli intervistati, infatti, è impossibile applicare delle sanzioni alla Russia senza avere ripercussioni sulla nostra vita personale.

Come conseguenza di questo, ancora una volta gli italiani sono pronti a modificare le proprie abitudini quotidiane per fronteggiare questa nuova crisi. Circa 20 % degli italiani stanno già apportando dei cambiamenti a livello energetico, limitando i consumi di luce e gas e Il riscaldamento nelle abitazioni e, nel prossimi mesi, sono pronti a limitare l’uso dell’auto per fronteggiare il caro benzina.

Un contesto che potrebbe rappresentare l’occasione per cambiare in maniera definitiva le proprie abitudini in tema energetico, ma che, ad oggi, divide il campione sulla possibilità di riuscita. 

Io non penso però che arriveranno cambiamenti rapidi ma eclatanti sicuramente sì. Il più significativo? La diversificazione nell’approvvigionamento energetico sarà il vero nuovo stimolo sulla società europea e di conseguenza trentina a partire proprio da questo 2022. Anche se coi serbatoi finanziari a secco, prosciugati dal Covid e Recovery Fund, pensare a pingui aiuti pubblici sarà sempre più difficile. Da qui, determinante sarà la fiducia degli investitori privati e forme di diversificazione coerenti con il territorio che le ospita. 

Biomassa, biogas, idroelettrico, fotovoltaico: anche il Trentino può dire la sua. 

Si tratterà di rimboccarci le maniche ed avere fiducia nel nostro futuro.