L’Autonomia a singhiozzo della lega. Populismo locale al bisogno, ricorso a Roma se servono soldi.

Da Michele Dallapiccola

Che la lega fosse il partito della geometria variabile, l’avevamo capito.

Si adatta a dare il consenso su tutto e sul contrario di tutto a seconda della corrente preponderante nell’opinione pubblica che avverte più vicina. Si chiama populismo ed è forse questo il principale motivo a causa del quale anche il Carroccio locale viene giustamente accusato di governare senza visione. 

Ad aspettare che accadano le cose, il modo di governare è un coacervo di reazioni puntuali agli eventi. E’ assai difficile che la popolazione si senta sicura tranquilla. Il disegno complessivo di dove vuole arrivare il proprio governo rimane incompreso, semplicemente perché quello non ha meta.

Non di meno oltre alle geometrie variabili, dalla maggioranza arrivano anche le opinioni. Porto qualche esempio per rinfrescare la memoria così spiego meglio ciò che voglio dire. 

Il paradosso europeo

Vi ricordate ad inizio lockdown quando l’Europa era considerata cattiva perché incideva sulle nostre vite con le sue regole? Ebbene, un cittadino euroscettico che ammainava bandiera europea aveva poi ricevuto sostegno dal Presidente della Provincia in persona. Ma quanto hanno sponsorizzato Bruxelles quando si sono accorti che da lì arrivavano una montagna di soldi attraverso il PNRR? 

Le Comunità di Valle (di lacrime)

E le Comunità di Valle? Son passati dal volerle abolire, al lasciarle sospese nell’indecisione di come muoversi, al mettere infine in piedi una riforma. Ovviamente oggi contestata perché varata in fretta e furia a causa di un pressing popolare divenuto ormai troppo pesante.

Sulle fusioni (fate come vi sentite)

Sulle fusioni dei Comuni sono partiti subito col permettere ai Municipi di far un po’ come si sentono. Senza fornire immediatamente un quadro complessivo delle risorse e del personale disponibili.

La riforma sul turismo. (Un gattopardo confuso)

La stessa lega che da forza di minoranza era contraria alla tassa di soggiorno, ha finito per raddoppiarla. La riorganizzazione della promozione territoriale doveva dividere in Trentino in quattro quarti (come una carcassa in macelleria) ma ha finito per generare un sacco di deroghe. E per la semplificazione delle decisioni organizzative si è pensato bene di introdurre ATA, direttore generale, consiglio di amministrazione e chi più ne ha più ne metta. E di qui potrei continuare alla noia.

Autonomia: sì, no, non so.

Parliamo di fatti occorsi alla fine della scorsa settimana. I ricorsi dello Stato a norme provinciali non si contano ormai più. Sembra quasi che i provvedimenti, la giunta li prenda dopo cena. Eppure l’ultima di queste sconfitte ha provocato alla giunta una reazione a dir poco curiosa. Della possibilità di gestire gli orsi ne avremmo estremo bisogno. Con lo Stato però si contratta perché a suon di tribunali non si porta a casa nulla. Così è stato per la richiesta di abbattere gli orsi. Può dunque sembrare legittimo che una forza di governo specialmente dopo una sconfitta scontata invochi l’autonomia? Così ha fatto la Giunta. Peccato che poche ore dopo la stessa istituzione, interrogata su cosa abbia intenzione di fare per contrastare la crisi, abbia invece affermato che per gli aiuti è meglio stare ad aspettare Roma!

Mi immagino Degasperi, il padre della nostra Autonomia a guardarci da lassù. Mi sembra quasi di vederlo a dirci: “volete l’autonomia, meritatevela! Che trentini siete diventati a chiedere autogoverno quando fa comodo e aspettare lo Stato quando ci sono di mezzo i soldi? Prima o poi vi prenderanno tutto”