Dove finiranno i prossimi fondi LEADER? Valsugana e Valli del Leno meritano soltanto asfalto e cemento?

Da Michele Dallapiccola

Tra le scelte che l’amministrazione deve fare quando predispone il proprio PSR – piano sviluppo rurale, c’è anche il capitolo dedicato al decidere dove investire i fondi LEADER.

L’acronimo deriva dal francese Liaison entre actions de développement de l’économie rurale/Collegamento tra azioni volte allo sviluppo delle economie rurali. E’ un fondo dedicato allo sviluppo locale utilizzato nell’Unione europea per le zone rurali.

All’inizio della programmazione corrente e dunque nella scorsa legislatura, si era deciso di permettere l’accesso a questi fondi alla più vasta area possibile. Si era voluto tenere conto dei territori con elevate potenzialità di nuovo sviluppo in campo turistico oltre che agricolo.

L’intervento venne diviso in due tronconi. Il primo applicato alle zone di Cembra, Rotaliana e Valle dei Laghi, Il secondo alla Valsugana, Tesino e Altipiani cimbri con l’opzione di poter accogliere progetti interessanti da valli contigue aventi stesse caratteristiche. In quell’occasione si era pensato alle Valli del Leno. 

I fondi sono gestiti da un piccolo consiglio di amministrazione scelto a livello locale tra amministratori pubblici ed imprenditori denominato GAL – gruppo di azione locale. 

Ora è sempre più imminente la partenza del nuovo PSR. Dilatato da lungaggini  burocratiche di vario genere, annacquato dalla perdita di fondi a favore del Recovery Fund partirà nel 2023 anziché nel 2021 come doveva essere. Sono alcune amministrazioni locali che si stanno già interrogando su quali proposte far pervenire alla Giunta. 

Tra tutte ci trova d’accordo la corrente di pensiero politico che chiederebbe una particolare attenzione alle zone raggiunte dallo scorso LEADER. 

La nostra proposta concreta

Bene pensare alla Val dei Mocheni ma è evidente che altrove i territori precedentemente beneficati dal Leader languono ancora.

Resta aperta, la questione della Valsugana, specie orientale con il Tesino ed i Comuni ai piedi del Lagorai per le quali non solo non si è fatto nulla ma sono state tolte risorse. Vedi Terme di Levico o Bonifica agraria di Villa Agnedo. Invece, le potenzialità che si potrebbero esprimere dal punto di vista agricolo e turistico, sono estremamente interessanti. Anche le Valli del Leno avrebbero bisogno di un po’ di attenzione in più rispetto al groviglio di ponti e viadotti che l’amministrazione leghista prevedrebbe come ricompensa al mancato sviluppo del passato. Ma se dal governo provinciale, in media, il leghista sviluppa disegni (in acronimo L.S.D.) di tracciati autostradali un po’ ovunque, alle Valli del Leno e alla Valsugana riserva però un trattamento speciale. Ponti, viadotti, asfalto, cemento e tunnel: ce n’è per tutti. 

Sono le contraddizioni dell’amministrazione leghista che amministra in forma “spot”, a richiesta. Alterna il tentativo di soddisfare le richieste o le promesse elettorali, a qualunque costo, senza un disegno complessivo.

A questo punto speriamo che la logica di GAL, cioè di amministrazione dal basso prevalga. Senza riesumare il meccanismo dei Patti Territoriali, gli strumenti per partire e per agire ci sarebbero già tutti. Con una semplice delibera potrebbero venir finanziati in un nonnulla. 

Adesso però la voce dei territori dovrebbe farsi sentire più forte. Ad occhio e croce in Provincia in questo momento prevalgono infatti le orecchie da mercante.