Il Servizio Agricoltura PAT, riparte da zero? Allora davvero, io speriamo che me la cavo!

Da Michele Dallapiccola

Per il settore primario in Trentino sembra proprio non esserci pace. I fattori nocivi al sistema non si contano ormai quasi più: 

  • le intemperanze di un clima che cambia,
  • le fluttuazioni dei mercati, così globali così volubili, 
  • il caro energia e delle materie prime, 
  • la contrazione in numero e l’aumento dell’età media degli addetti ai lavori, 
  • l’atavica carenza di terreno agricolo nella provincie più forestata d’Italia, 
  • la cronica carenza d’acqua a scopo irriguo, 
  • la fortissima parcellizzazione dei terreni agricoli disponibili, 
  • i problemi biologico-ambientali rappresentati dagli insetti alieni (drosophila e cimice) per l’ortofrutta e i selvatici (cinghiale, orso e lupo) per gli allevatori – esplosi nel numero – sono sempre più flagello incontrollato, 
  • la convivenza delle necessità di effettuare i trattamenti con fitofarmaci con quella della società civile di poter godere in serenità della propria terra.
  • il rispetto di regole mal adattate alle zone di montagna, tra tutte, l’enorme burocrazia per ottenere le agevolazioni UMA, il rispetto dei nuovi DMV, la nuova Direttiva Nitrati

Le noie causate dalla politica

Ne volete ancora? Tranquilli, ci ha pensato la lega! Le sevizie al settore proseguono infatti grazie ai (non) interventi sul comparto.

Il più significativo è forse quello di una scarsissima presenza almeno percepita da parte della giunta provinciale al Tavolo romano per le trattative della nuova PAC ‘23-’27. All’appello mancheranno forse alcuni milioni di€ ma non è questo il punto. Quanto hanno inciso le problematiche della montagna alla scelta degli Assessori regionali all’agricoltura d’Italia coi quali avrebbe dovuto dialogare intensamente anche il Trentino? Quale è stato il fronte comune con le zone di Montagna per avere regole più adatte alle Terre Alte delle quali parla la poesia?

Giusto ieri la Giunta si è complimentata con se stessa a mezzo stampa per aver trovato il modo di completare il CDA di FEM. “Tandem habemus” il rappresentante del mondo zootecnico! Ottima persona, ad unanime giudizio (compreso il mio), peccato non sia la miglior scelta. Di esperienza non gliene manca ma con tutti i giovani e pure laureati o diplomati che potevano esserci, bisognava proprio andare a prendere il collega di lavoro pensionato di Tonina? 

E stessa cosa dicasi per la sostituzione del Dirigente del Servizio Agricoltura. Caparbiamente, la Giunta ha voluto aprire la possibilità di essere ammessi a selezione anche a figure esterne all’apparato. Aprendo QUESTO LINK trovate bando ed elenco iscritti. L’agricoltura è una materia tecnica super difficile. Piena di regole e norme che si imparano non certo soltanto con la pratica ma soprattutto studiando (anni) e facendo concorsi (tanti). Non a caso dalla graduatoria da poco pubblicata si evince che prevalentemente hanno fatto domanda figure interne all’apparato. E questo perché vantano lauree, esperienza o curriculum “aziendale” di lungo corso. Ci sono anche un paio di figure esterne. Una in particolare pare molto vicina (frequentazioni di gioventù) all’attuale giunta provinciale. Recentemente ritirata dal proprio impiego, si è dunque regalata la possibilità di venir scelta in questa rosa di nomi. 

Dopo aver trascorso i primi due terzi di legislatura alla corsa dei danni, la giunta provinciale finirebbe così per consegnare il Servizio che governa il settore primario ad un professionista che dovrebbe formarsi, dentro all’apparato.

Uno scenario inquietante

Partirebbero poco più che da zero:

  • il nuovo PSR,
  • il nuovo Dirigente di Servizio,
  • il nuovo CDA di FEM.

Tutti a ritrovare se stessi, nel pieno della peggiore crisi che la zootecnia abbia visto in questi ultimi anni.

Non stupiscono, per questo motivo, i continui attacchi che la Giunta ha collezionato finora nelle varie riunioni di valle con gli allevatori alle quali ha partecipato in video o in presenza. A nulla è servito sbandierare 15 ordinari milioni di € che al settore sarebbero dovuti arrivare comunque. Poiché di aiuti straordinari non si è visto nulla, a poco è valso chiedere, senza troppi veli, agli astanti clemenza nei giudizi.

La legislatura sta praticamente volgendo al termine e a chi governa il settore, per giunta in tempo di crisi, sembra proprio mancare ancora l’ABC. La metafora del maestro napoletano D’Orta che scrisse quel simpatico testo qualche anno fa calza a pennello ormai per molte delle nostre aziende agricole. “Io speriamo che me le cavo”, sembra il motto d’elezione!

Con la collega Demagri interrogheremo la giunta per sapere quali siano stati i motivi che hanno portato ad aprire all’esterno la selezione di una figura professionale con il compito di dirigente per un settore così complesso e martoriato (anche dalla politica).