Autonomia usata al contrario? A giudicare dai danni provocati alla pesca sembrerebbe di sì. 

Da Michele Dallapiccola

Un incredibile coacervo di incomprensione ed incuria da parte della giunta provinciale riguardo al settore della pesca, ha mandato il Trentino alla ribalta della cronaca nazionale e qualche bel milione di avannotti al creatore! 

Qui sotto, il pezzo del Corriere della Sera di qualche giorno fa spiega molto bene la questione. 

Sembrava fatta, e invece no. Anzi, per paradosso l’impegno straordinario delle associazioni pescatori del Trentino, capaci di riunire tutto il mondo anche economico che ruota attorno alla pesca sportiva e coinvolgere i parlamentari fino ad ottenere lo stop al decreto ministeriale, si sta rivelando in Italia inutile solo in Trentino. Tutte le altre regioni del Nord, quelle interessate ai ripopolamenti con salmonidi come trota fario e trota lacustre, hanno colto al volo la proroga arrivata da Roma e dato il via libera alle semine. La Provincia di Trento no, ritenendo che la «moratoria» sull’entrata in vigore del divieto di ripopolamento non basti da sola per autorizzare una coltivazione delle acque come la si è fatta in passato. L’effetto è che ad oggi non c’è stata alcuna autorizzazione ai rilasci di tutto quel novellame che le associazioni si trovano negli incubatoi di valle. Avannotti in parte già morti (gli impianti non sono in grado di crescerli: si parla di circa 7 milioni di uova embrionate) mentre il resto morirà nei prossimi giorni: un’intera stagione buttata.

Le associazioni, dopo infiniti incontri e tentativi di ottenere ascolto in Provincia, hanno ieri inviato un corposissimo documento a tutti i consiglieri provinciali Ripercorrono passo passo gli ultimi mesi, il lavoro fatto per ottenere la sospensione di una norma evidentemente non ponderata a sufficienza e ribadiscono la posta in gioco: senza trote fario nei torrenti, senza lacustri e salmerini nei laghi, la pesca è semplicemente finita. E i nostri fiumi, torrenti e laghi, ormai artificiali negli alvei e nelle portate, non sono in grado di garantire la riproduzione naturale dei pesci che li abitano. Quindi niente campagna ittiogenica, niente pesci. E niente pescatori. Che anche guardando solo all’indotto, significa circa 8 milioni di euro, oltre ai posti di lavoro di personale delle associazioni e guardiapesca.

Di fronte a quella che definiscono una inerzia incomprensibile, le associazioni (tutte assieme, sono 32) lanciano l’ultimo allarme: ieri sarebbe stato già tardi, ma se l’autorizzazione ai rilasci secondo i dettami della carta ittica (che è legge provinciale) non arriva nel volgere di pochissimi giorni, non si potrà più salvare nulla.

Le associazioni aspettano una risposta a brevissimo. Che significa autorizzare i rilasci o ufficializzare che i pesciolini negli impianti vanno mandati in discarica. Già nei prossimi giorni potrebbero sospendere la pesca in tutto il Trentino, per tutelare almeno le popolazioni già esistenti nelle nostre acque. Il passo successivo però, se la loro attività non sarà più possibile, non potrà essere che la restituzione delle concessioni alla Provincia. Che si troverà a dover fare da sola quello che da sempre fanno le associazioni: garantire la produttività delle acque e vigilare sull’intero reticolo idrico provinciale.

L’autonomia a singhiozzo

Lo abbiamo capito. La giunta leghista finisce per usarla sempre a sproposito. Incompetenza forse ma più di tutto incuria, perché a leggere i documenti, gli atti parlano chiaro. 

La determinazione dirigenziale provinciale n.7992 del 17 dicembre 2021 vieta l’immissione trote fario sulla base del decreto nazionale aprile 2020. Il 28 febbraio 2022 è intervenuta una deroga nazionale al divieto imposto dal decreto 4 aprile 2020. Dunque questo approvato dal Parlamento è un secondo emendamento che prevede una deroga al divieto di immissione fino al 31 dicembre 2023, termine coincidente con i tempi necessari all’individuazione delle specie autoctone da parte della commissione nazionale. L’emendamento infatti recita: “Si concede l’immissione di specie autoctone autorizzate prima dell’entrata in vigore del DM 2 aprile 2020”. Dunque l’immissione di trote fario é ammessa AUTOMATICAMENTE! (fino perlomeno il 31.12.2023).

Ad oggi in pratica sembra che la competenza primaria sulla pesca sia delegata ad una determinazione dirigenziale che impedisce la cosa. Ma se la questione è preminentemente tecnica esattamente come avviene nel resto d’Italia grazie all’intervento emendativo di febbraio 2022, il provvedimento potrebbe essere semplicemente aggiornato!

Quindi se oggi un’associazione seminasse, il servizio faunistico non avrebbe riferimenti normativi nazionali impeditivi per sanzionare!