La Peste Suina Africana, porta ancora alla ribalta la presenza dei cinghiali e la loro difficile convivenza con le persone specie nelle zone di montagna.

Da Michele Dallapiccola

Che il mondo non sia solo dell’uomo è scritto sulla pietra. E la montagna, avara di spazi com’è mette tutti alle strette. Uomini e animali sono costretti a convivere gomito a gomito. Per questo nei secoli, chi dava fastidio venne sterminato. Ovviamente parliamo dei grandi carnivori, ma non solo. Il cambio climatico e di habitat, la grande disponibilità di quantità di cibo, hanno permesso lo sviluppo di specie che sono naturalmente e ciclicamente afflitte da sviluppo e contrazione della numerosità. 

Un riferimento macroscopico: la specie cinghiale. 

Questo “prelibato” suide rappresenta di fatto uno dei più subdoli problemi per la praticoltura anche locale. Nelle stagioni difficili attraverso l’uso delle zanne devasta il cotico erboso alla ricerca delle radici e dei fittoni più ricchi di nutrienti e sostanze di riserva della pianta. La devastazione dei prati è talmente grave che la ricrescita del manto erboso può saltare qualche annata. Ad adiuvandum ci pensano le malattie infettive.

La notizia della diffusione della Peste suina africana ha destato non poche preoccupazioni anche nei frequentatori dei boschi locali. Chi intendesse approfondire troverà sul sito del Ministero della salute interessanti informazioni in merito. Il LINK di riferimento è questo sotto.

https://www.salute.gov.it/portale/sanitaAnimale/dettaglioContenutiSanitaAnimale.jsp?lingua=italiano&id=208

Questo virus altamente diffusivo e contagioso non è pericoloso per l’uomo ma altamente dannoso per maiali e cinghiali. 

Le zone colpite, specie quelle boscate, possono arrivare ad essere coperte da lockdown, tanta è la possibilità per chi le frequenta di trasmettere il virus anche solo con le proprie calzature.

Le risposte di chi dovrebbe governare

Ancora una volta, mi trovo però a buttarla in politica, partendo dal caso di confronto. Era – quello della numerosità dei cinghiali – uno dei cavalli di battaglia di un certo tipo di lega d’opposizione. Dai posti di governo hanno adottato il piano di abbattimento che progressivamente estende a sempre più aree con qualche piccolo allargamento di orario la possibilità di abbattimento. In pratica il tutto è avvenuto senza cambiare una virgola quanto a impostazione di fondo. 

Ovviamente qualche rimozione in più c’è stata, lo dicono i numeri. Peccato siano aumentati anche quelli dei bestiali rovistatori dei prati, ora pure a rischio di loro epidemia. Sempre più animali imperversano nelle nostre campagne: percepiti nella presenza e subiti nei danni. La stagione della semina del mais, ad esempio, né dà drammatica testimonianza.

Questa diventa poi accusa per chi prima, sbandierava soluzioni facili ed immediate. Non attuate soltanto per imperizia. La storia locale è stata facile maestra.

Nel frattempo, ci auguriamo che le misure intraprese dal Governo nazionale possano dare i risultati sperati. L’appello che rivolgo a ciascuno di noi ad informarsi con cura, costituisce il senso di questo articolo.

E’ importante verificare bene lo stato di salute di questa fauna nei boschi dove abbiamo intenzione di muoverci, anche a livello nazionale.