Fa un certo effetto visitare i resti delle strutture del Primo Conflitto Mondiale mentre si respira l’aria fina da quassù. Sembra impossibile pensare che questa stessa aria fu cattiva: acre l’odore di “nerina”, di fosforo, di fuoco o peggio del retrogusto ferroso del sangue dei morti e dei feriti.
Da quassù si prova ad immaginare. È impossibile non provare a riflettere guardandosi intorno. Ovunque dalla terra emergono i resti degli edifici, brandelli di strutture, crateri delle bombe. E sono soltanto cicatrici. Segni che intere generazioni non dimenticheranno. Anche se i nostri (ormai) bisnonni, solo in qualche sparuto caso sono riusciti a trasmettere questi sentimenti attraverso le generazioni successive fino ai giorni nostri. Oggi, fortunatamente ci sono comunque persone giovani o meno giovani che cercano spontaneamente di valorizzare la verità storica: il tempo in cui a governare qui in Trentino c’era un altro Stato. Scacciato da quella guerra, così vicina ancora nei segni e nelle cicatrici della terra, che ha ribaltato tutto.
E allora si comprende il bene che ancora esistano tante persone affezionate a questo ricordo soprattutto culturale. Ancora disposte a spendersi in tanto tantissimo volontariato.
E in quest’ottica, quella della responsabilità e del ricordo, le manifestazioni e le rievocazioni storico culturali dei vari gruppi trentini, diventano patrimonio collettivo e non di pochi. Permettono di prendere in considerazioni questi fatti così come sono realmente accaduti. C’è una storia che per lungo tempo è stata bistrattata.
Troppe generazioni hanno ricevuto informazioni sbagliate o non ne hanno ricevute per niente.
I luoghi come questo aiutano a non dimenticare e spingono a provare a capire, a ricordare.