Pasqua di risurrezione, Pasqua di guerra.

Da Michele Dallapiccola

In uno Stato cristiano – come tra tanti è l’Italia – quella di ieri doveva essere una giornata di speranza.

Invece non lo può esser stata. Su tutti noi aleggia troppo forte lo spettro della guerra. E con esso la percezione di paura verso il futuro. Lo certifica un sondaggio SWG pubblicato da poco e riguardante la percezione del proprio futuro da parte degli italiani. 

Ne parlo però anche perché nelle scorse ore sono occorso nella triste sventura di incontrare due persone favorevoli al comportamento politico-bellico della Russia. 

Non ho nemmeno trovato la forza di reagire e di argomentare. Li ho lasciati andare cosi, convinti delle loro idee. Spiegavano certo, dell’ingerenza americana, di quello che ha dovuto patire la Russia a causa delle guerre pregresse.  A mio avviso tutto inaccettabile! E’ stata la Russia ad invadere, è stata la Russia ad attaccare.

Anche se in terra Ucraina e gli scontri Donbass hanno colpevolmente provocato tante morti. Allora però chiedo: perché non investire su quei territori e per portare la pace anziché la guerra? 

Le considerazioni di un cittadino qualsiasi quale sono io non possono che fermarsi qui. Non sono un politologo, uno storico o un appassionato di politica internazionale. Certo, leggo con passione la cronaca sui media e cerco di capire. Ma non basta. Ognuno di noi deve fare la sua piccola parte, informandosi e donando qualcosa per le popolazioni in difficoltà.

Che questa di oggi sia l’opportunità di comprendere meglio anche gli altri conflitti del mondo. Quelli più lontani, figli di altre culture e siti in altri luoghi della terra fuori dalla vecchia cara Europa. Ci aiuteranno a capire che non ci sono profughi di serie A e quelli di serie B. Ci aiuterà a tendere verso quella società opulenta, certo, ma non cieca di fronte ai bisogni del prossimo. In questa metafora non siamo ancora diventati completamente non vedenti ma ancora oggi, purtroppo, a questa nostra vista mancano ancora troppe diottrie.

Che sia per questo che nelle statistiche non riusciamo a vedere un futuro migliore?