La Provincia alle prese con la flavescenza dorata: che pasticcio.

Da Michele Dallapiccola

Sul cruscotto della macchina viticola, la spia delle fitopatie segna rosso da un pezzo!

Proposte per rimediare alle magagne della vite, ed in particolare al mal dell’esca e alla flavescenza sarebbero state delle consegne che avremmo affidato volentieri a chi si insediava dopo di noi. Se solo avessero voluto ascoltaci.

Piuttosto di niente, nella prima occasione utile dell’assestamento di bilancio 2019, formulammo una proposta concreta. A QUESTO LINK, TESTO ED ESITI. Compatta ed impertinente, la maggioranza disse no! 

Da allora sono passati 3 anni e solo ora la giunta si è accorta che bisogna fare qualcosa. Ma se il governo provinciale è parso dimostrare tutta la dovuta attenzione al settore della mela, alla viticoltura non ha riservato lo stesso approccio. Eppure, considerando la Produzione lorda Vendibile (PLV), la vite in Trentino produce il 20% circa in più dell’ortofrutta. Nonostante questo per favore il programma rinnovi/reimpianti nella mela si stanziano un piano di milioni all’anno. Invece, per la vite, si è visto finalmente solo oggi un “misero bandino” da un milione una tantum e fine!

Come sia stato accolto lo potete facilmente immaginare. Avendo rimuginato per quasi quattro anni sul cosa fare, è stato logico trovarsi di fronte ad una ridondanza di domande. Pare siano intorno al migliaio i pretendenti al “buono flavescenza”. Eh sì, perché dividendo il montante finanziario disponibile tra tutti i legittimi aventi diritto si attende un finale dai toni più simili alla beffa che alla soddisfazione. Qualora non si integrassero le risorse, si obbligherà il servizio agricoltura a distribuire veri e propri “coriandoli”. Il conto è presto fatto, un milione di € fratto mille domande, comporta mille € ad azienda. Di media!

Oltre alla carenza di personale, alla carenza di idee e a quella di fondi, il moltiplicarsi di bandi ad personam, farà vivere alle Torri di via Trener una nuova esperienza mistica. La moltiplicazione dei mandati (di pagamento) e dei premi (piccoli piccoli).

Detta così questa nostra constatazione può sembrare tanto severa nella presentazione quanto clastica nel giudizio. Basta ascoltare il parere di qualsiasi viticoltore appena fuori dal coro per capire – mi si perdoni l’allitterazione – lo scoramento che serpeggia tra i contadini, specie di piccola dimensione. 

Mi viene riferito che è possibile rimpinguare il finanziamento del bando. L’esortazione politica è a procedere in tal senso. La seconda considerazione riguarda comunque una maggiore severità verso chi trascura di espiantare a prescindere dal premio. Attraverso l’educazione anziché la repressione va perseguita la cultura del rispetto reciproco. Evitare di piantare una vite malata, non fa risparmiare il singolo, ma piuttosto perdere l’intera comunità viticola trentina.

Se non ci pensa l’amministrazione ad educare/controllare, chi sennò?