Maggio nuovo, vita nuova, anche per la politica locale.

Da Michele Dallapiccola

Per chi vede di buon occhio un (nuovo) indebolimento della destra nazionale, il mese di maggio si apre all’insegna dell’ottimismo.

Si tratta – a ben vedere – di flessioni modeste che sono tuttavia confermate dalle principali agenzie di sondaggi politici nazionali. Si accompagnano ad un interessante momento di riflessione che ha coinvolto il partito al quale appartengo.

La scorsa settimana, il PATT, ha scelto la propria Giunta di partito ed ha dato interessanti indicazioni di massima durante il corso del suo Primo Consiglio di Partito. Pur tenendo in considerazione la forte indicazione di mantenere aperto il dialogo sul maggior numero di fronti compatibili, è parsa forte e chiara l’indicazione che il Trentino ha bisogno di cambiare passo. 

Anche il Segretario politico ha voluto rimarcare questo stato di cose in una sua chiara intervista al quotidiano “IL DOLOMITI”. Qui il LINK

D’ora in poi il Partito affronterà una fase molto delicata. Quella delle scelte, quella del tracciare un solco profondo dove allocare la propria linea politica. L’indirizzo non potrà prescindere dal tener conto di fatti locali e di respiro nazionale. E’ infatti fortissimo il legame che alcuni partiti di quel livello hanno anche dentro all’emiciclo di Piazza Dante. Accettabili i riferimenti nazionali, inquietanti quelli nazionalistici. 

Di qui il motivo per cui, a livello personale, non posso che compiacermi della grande sofferenza dentro alla quale in Italia, sta incappando il partito di maggioranza relativa del Trentino. Quello che nel 2018, ha aperto una “filiale” qui ai Gruppi consiliari di vicolo della Sat a Trento. Intendiamoci, nessun stupore. In positivo, la fortuna di Salvini in Trentino ha ricalcato quella sua sul profilo nazionale. Senza dubbio, una manna per i suoi sostenitori. In quell’anno, il pirotecnico leader scaldava le piazze. Riempiva media e cuori dei sostenitori del cambiamento. Intanto, per giusta autocritica, a far dimenticare il valore dell’autonomia ai trentini ci aveva pensato la compagine alla quale aderiva in quel momento anche il Partito Autonomista. Incerti ma ben divisi. 

Questo micidiale mix di debolezza da un lato e di forza (altrui) dall’altro aveva offerto anche alla nostra provincia un’ottima opportunità. Quella del cambiamento.

Oggi siamo abbondantemente entrati nel quarto anno dal loro insediamento. Le cose stanno andando così così. I provvedimenti populisti hanno fatto poca fortuna. Quando non cassati dalla giustizia amministrativa, hanno scaldato assai poco i cuori dei “montanari” locali. 

Le promesse milionarie delle grandi opere stanno raggiungendo una fase di stallo. E’ sempre più evidente infatti che entro la fine della legislatura non riuscirà a passare alla fase esecutiva un emerito nulla. 

Ogni assessore allora, ha provato a mettere in campo la sua riformetta. Con quali risultati? Chi ha capito cosa accadrà in sanità se non una costante carenza di medici? E con l’ambiente? Ci siano svenduti i canoni delle piccole e medie derivazioni idroelettriche.

E vogliamo parlare di  Comunità di valle? Di trilinguismo in ambito scolastico? O della crisi del latte in agricoltura? 

Nel campo della promozione turistica hanno ingarbugliato le APT e aumentato livelli di organizzazione e di tassa di soggiorno.

Alla fine è arrivata in soccorso la vecchia cara Europa. Le deroghe al de minimis a causa del Covid hanno permesso di rispolverare il vecchio caro “metodo Malossini”. In realtà sono quegli stessi contributi che pure c’erano anche in passato. Detta tra noi, son convinto che gli albergatori se li meritino tutti e non certo per magnanima concessione partitica. Tant’è che la legge sulla quale si basano è ancora la 6 del lontano 1999 e a ben vedere, le cifre erogate poco si discostano rispetto alla recente storia.

Ma forse, in fondo a questo governo provinciale un po’ di comprensione va riservata. Quando hanno dedicato ad un concertone tutti i loro sforzi di volontariato, protezione civile e capacità organizzativa. Con investimenti che normalmente si riservano alle catastrofi naturali. Canta che ti passa dice un antico adagio popolare: avranno sicuramente pensato così anche loro.