Che parli la destra o la sinistra, il governo o l’opposizione, al Partito Autonomista viene spesso riservata un’attenzione speciale.
Sembra quasi che il Patt sia una costante nei pensieri di chi parla. Bene! Si potrebbe pensare, e in gran parte è vero. Perchè per certi versi questo fatto sancisce il grande valore del Partito Autonomista.
Purtroppo, altrettanto frequentemente, viene apostrofato con un termine che alla mia sensibilità risulta quasi cacofonico: “ago della bilancia”.
Trovo poco opportuno ed anzi velleitario accettare di venir definiti così. La superbia è uno dei 7 vizi capitali; non per niente.
Ma c’è anche una ragione non particolarmente edificante a provocare questa definizione.
A livello consiliare gli autonomisti sono forse il partito che più si presta a venir codificato come a cavallo dell’emiciclo. Anche se non l’unico.
Aleggia infatti, nel panorama politico trentino, anche una sorta di movimento con caratteristiche simili. Un ectoplasma, che affiora e si inabissa con estrema facilità dentro al mare dell’offerta partitica specialmente locale: il Civismo. Questa eclettica etichetta, ben si adatta ad una nutrita schiera di amministratori specialmente comunali. Andando a scavare nel suo ontologico sentire politico, non ci vuol molto a capire che le similitudini si fermano al nome. Eh sì, perché a ben vedere non appena questi movimenti intraprendono la strada per l’emiciclo provinciale le cose cambiano.
La bandiera del civismo neutrale, trasversale, sopra la bagarre riesce a sventolare solo fino a quando i suoi componenti non sono costretti a dichiarare per quale schieramento stanno correndo. Al netto dei percorsi in solitaria, da “privatisti” del consiglio regionale.
Allo stato dell’arte e nella storia della politica locale è difficile pensare che il presidente che governa o governerà il Trentino non sia sostenuto (anche) dalla forza di maggioranza relativa provinciale. E in questo momento, in Trentino, di movimenti che hanno queste caratteristiche ce ne sono solo due: lega e PD.
Le civiche di turno quindi, al netto di qualche singola persona, manifestano un chiaro orientamento politico. Eccome! E se la corsa è per il Consiglio provinciale, le cose stanno così.
Ecco, il Patt è lì, nel mezzo. Ma non fermo immobile. Anche se la sua condizione di partito di minoranza in Provincia e maggioranza in regione, qualche dubbio l’ha provocato.
L’invito è quello di tenere in particolare considerazione il comportamento dei suoi Consiglieri. Attuali e passati.
Si parte dalla presenza nella compagine giuntale in un assessore del Patt. Di qui si prosegue attraverso i principi che hanno guidato i consiglieri supportati dal partito. Hanno garantito lealtà alle proposte di giunta provinciale esortando e ottenendo supplementi di riflessione. In particolare questo è avvenuto da quando le questioni politiche da affrontare incarnano secondo il loro sentire dei risvolti politici troppo delicati per essere pienamente compresi da una società sempre più in difficoltà.
Intanto, il dibattito in Consiglio proseguirà, da opposizione a livello provinciale e con un impegno più di controllo a livello regionale. ll Patt non mancherà di discutere all’interno della propria organizzazione di partito. Come altri moviti farà le sue considerazioni in un processo democatico interno ancora in fieri ma che il Congresso ha già piuttosto nitidamente cominciato a tratteggiare.