Il Pasubio visto da nord

Da Michele Dallapiccola

E’ una passeggiata piuttosto facile quella che porta al Rifugio Lancia. E ieri, era il suo primo giorno di apertura.

Con affetto sono in molti a considerarlo il Rifugio dei roveretani anche se orgogliosamente mi par di capire che rimane sul Comune di Trambileno. 

Si supera l’abitato di Trambileno e si sale attraversando la sua graziosa frazione di Giazzera. In quota, sono molti gli spazi parcheggio. Lasciata la vettura a riposo per qualche ora, la salita premia col paesaggio che si apre all’arrivo sull’altipiano dove giace la struttura. L’ottima gestione appaga con una graditissima accoglienza. L’ordine e la pulizia degli spazi di servizio si affiancano allo stile d’antan della sala di ristoro. Si respira un’aria amica, calda e familiare.  

Leggere la storia nei luoghi e nei segni

Racconto di questo piccolo ma pur intenso viaggio perché non abbiamo mai avuto occasione visitare il Pasubio dal suo lato nord. I racconti degli amici “satini” roveretani che abbiamo incontrato in quota ci hanno affascinato. La proverbiale loro conoscenza dei luoghi è stata più che provvidenziale. Ci hanno raccontato di questo altipiano. La “busa” quassù e i suoi obbligati abitanti vissero l’angoscia della guerra vista dal fronte austro-ungarico. Che fino alla fine della guerra, era il nostro, quello dei trentini. Eh sì perché le bombe italiane che fischiavano da sud, tentavano di strappare brandelli con la forza della devastazione. Pare che qui, riparati dalla sommità del Reutte vivessero 20mila persone. Sembrano fatti incredibili non fosse per i numerosi segni lasciati da ruderi sul territorio.

Colpisce il racconto della storia. Ma proprio tanto. Specie a quelli delle generazioni come la mia. A noi, la scuola raccontò che l’eroe era Cesare Battisti. A noi venne data soltanto la versione dei vincitori. A noi non venne raccontato un solo anno degli 800 di storia comune agli altri sudditi dell’impero. 

Ecco, momenti di immersione nei luoghi della memoria, come quello di oggi, aiutano a  capire. Anche le persone più vicine alle materie e al mondo scientifico come sono io, si possono affascinare da questi importanti aspetti.

E la storia nei segni e luoghi che plasma col tempo riesce a raccontare e ci chiede di non dimenticare.