Il Trentino ha bisogno di un turismo a misura di territorio. A misura della propria identità.

Da Michele Dallapiccola

Si respirava un’aria da estate inoltrata, ieri, agli Europei IQfoil del Circolo surf Torbole.

Col vento tra i capelli, in mezzo ai fisici scultorei degli atleti colpiva il tripudio di colori, tecnica e materiali.

Questi non sono certo eventi da sold out di località. Ma il Circolo che ospita questa specialità nautica è solo uno dei tanti dell’Alto Garda. Quindi, a chi anima la manifestazione va riconosciuto il merito di vivace tassello dentro ad un grande mosaico. È quello che raffigura il turismo trentino fatto di tanti eventi, grandi e piccoli, sparsi in ogni località della nostra bella Provincia. Un turismo dove lo sport all’aria aperta, la natura e l’agroalimentare costituiscono i numerosi piccoli spunti di un grande movente turistico. 

In effetti, eventi come questo, sostenibile, a misura di località, “disseminato” sono la strada vincente per permettere ad ogni comunità di emergere. 

In pratica si può considerare che manifestazioni di questa portata siano riproducibili pressoché in ogni fine settimana. Ciascuno adattato al luogo dove avvengono le proposte secondo l’inclinazione e la specialità del sito. 

Penso ad un trekking nel selvaggio lagorai, ad un’esperienza agroalimentare nel bel altipiano del Lomaso, ad un weekend culturale a Trento o a Rovereto. E che dire della vacanza attiva nelle montagne di roccia scolpita dal tempo delle Dolomiti di Brenta o in quelle Orientali? 

È questo il turismo identitario che ci piace. È questo il turismo che ben si adatta al vincente claim sviluppato dalla Trentino Marketing durante la pandemia: “Respira!”. Sembra sottintendere un diffuso messaggio: “C’è spazio, qui da noi, caro ospite. C’è il posto per te, non c’è ressa e trovi qualcosa di schietto, genuino ed originale da assaporare”. 

Il Trentino possiede ed ha bisogno della sua identità, anche in campo turistico. 

È fondamentale che chi ci governa sia in grado di garantirlo.