Turismo: nuove nubi all’orizzonte. Sono adeguate le risposte della politica? La nostra opinione in merito.

Da Michele Dallapiccola

L’assemblea annuale dell’ASAT rimane un attesissimo evento di rilievo Provinciale. Piaccia o meno, l’associazione più rappresentativa dell’ospitalità locale non rileva soltanto per la numerosità degli iscritti o per il suo genetico collegamento a Federalberghi nazionale. Colletta infatti gli attori di un 15% del PIL provinciale. 

Notevole dunque il seguitissimo intervento del Presidente, schietto interprete di un testo tanto tecnico e corale quanto apprezzato. Nel corso dell’incontro tenuto a Fondo in Val di Non, la scorsa settimana, se ne riconosceva l’impronta di un’ampia condivisione categoriale. 

L’esordio è stato tanto lampante quanto impietoso: la pandemia ha scritto annus horribilis. 

Da questo incipit è partita un’articolata analisi che ho voluto attentamente ascoltare. Varrà i contenuti di analisi e valutazione dell’operato della giunta provinciale. Come organi di controllo consiliare indirizzeremo l’esecutivo trentino a rispettare nel massimo grado possibile le puntuali richieste che sono emerse durante il consesso di Fondo.

L’opinione di Federalberghi

Degli interventi in assemblea mi è particolarmente piaciuto il passaggio di Bernabò Bocca. Se un tempo nell’ambito dell’hotellerie si diceva che “tovagliolo mangia lenzuolo” oggi le cose sono cambiate. Dobbiamo puntare piuttosto, ed in maniera decisa, sull’enogastronomia. Parole che suonano come musica per le orecchie di autonomisti come noi. E’ nell’identità che si possono esprimere al meglio l’economia e la politica locali. Specie in una provincia dotata di prerogative istituzionali come le nostre: usiamole!

E infatti dal Convegno Federalberghi di Parma arriva un forte incoraggiamento in tal senso. Nel nostro immediato futuro si è stabilito che dall’agroalimentare avremo ancora buone soddisfazioni e possibilità di sviluppo. Ciò che constatiamo oggi è che appena tolte le restrizioni sanitarie è ripartito tutto. Il mercato turistico più importante è rappresentato dagli italiani. Che oggi infatti rimangono in Italia, fidelizzati dal tempo del Covid. Quale miglior occasione di allettare attraverso il settore agroalimentare, chi apprezza il buon cibo e la buona cucina? 

Una convention all’insegna della cordialità e della professionalità.

Complessivamente il clima che si respirava in assemblea era piuttosto cordiale e rilassato. Nonostante le gravi difficoltà del momento, l’umore degli imprenditori era assolutamente positivo. Sono persone forti, abituate a navigare in quiete e in tempesta. Alcune misure di sostegno dello Stato e della Giunta provinciale poi, sono state particolarmente appezzate. Inoltre, la proverbiale capacità di adattarsi agli interlocutori (innata negli operatori del turismo), fa sì che chiunque partecipi ai loro consessi si senta benvenuto come a casa propria. Inoltre, ASAT ha un rapporto diretto col Governo Provinciale rispetto al quale non compete al sottoscritto proferire consiglio o giudizio.

Per questo le considerazioni a seguire sono frutto di una mia personale opinione che esula da quanto emerso dall’appuntamento. E’ giusto precisarlo.

La Giunta provinciale. 

L’intervento del dicastero al turismo è andato al di là del bene e del male. Didascalico, oserei dire, anche delle critiche che eleva (per compito istituzionale) l’opposizione. Ho avuto l’onore di ascoltare citati in almeno un paio di passaggi, alcuni contenuti di questo umile blog. E’ una considerazione che alcuni membri della giunta provinciale mi riservano sempre più spesso. Ne vado assolutamente fiero e li ringrazio in questo surrettizio sprono a continuare.

Deludente infine, uno striminzito Presidente della Giunta provinciale. Si richiama al claim del consesso. Nominando (si badi bene soltanto quello) la sostenibilità.

A titolo di esempio concreto racconta che la giunta crede nella sostenibilità, citando come unica azione lo stanziamento di risorse (non della PAT). Tante, tantissime. Quelle riguardanti l’interramento della ferrovia che RFI ha intenzione di portare avanti in Città. Consumerà i due terzi della quota di PNRR nazionale che spetterà al Trentino. Nulla più, se non un brevissimo cenno alle Olimpiadi invernali. Ovviamente sottolineando che tutto avverrà all’insegna della totale sostenibilità. E il pensiero è subito andato al senso del limite. Al cui significato si dedicheranno (se mai si arriverà) una serie di monumenti anche sul nostro territorio provinciale.

Sul resto delle cose da fare, è calato il buio. Sul rapporto con l’ambiente, i Parchi naturali, gli Ecomusei, il mondo della cultura, l’agricoltura, la viticoltura, l’enologia, la zootecnia, il mondo nelle malghe, dei formaggi di qualità. E poi ancora la ristorazione, le valli a potenziale sviluppo turistico di nicchia, delle piccole produzioni agricole, dell’ortofrutta sostenibile di qualità, di ospitalità diffusa per le aree marginali del Trentino. Di tutto questo non si è proferita parola. 

“Vogliamo destagionalizzare!” ha chiosato. “Per questo abbiamo invitato Vasco Rossi”. Senza aggiungere nessun altro elemento. Così nessuno ha chiesto nulla di più. E anche a noi a dire il vero è bastato così.