RAGIONE E LIBERTA’ NELLA SOCIETA’ ITALIANA. Massimiliano Valerii di nuovo a Trento con noi. 

Da Michele Dallapiccola

E’ stata una serata di gala, quella dell’altra sera alla Sala Falconetto a Trento. A seguire il sociologo nazionale c’era il pubblico delle grandi occasioni. Ed il sold-out era, ed è stato, scontato. 

Inizia piano con tono suadente l’eloquio del nostro ospite. Senza mai inciampare nel benché minimo intercalare o inganno lessicale. Usa il registro della narrazione e racconta i numeri di una società che cambia. L’ascensore sociale un tempo dato dalla preparazione scolastica si è fermato. Le certezze economiche vacillano. Questo stato di cose apre alla necessità di una pur minima percentuale di popolazione di affidarsi all’incredibile, all’esoterico. Perché il mondo delle certezze e della razionalità non offre più le stesse garanzie di un tempo.

In questo contesto si colloca un mondo che cambia.

Le performance economiche di maggior rilievo transitano dal mondo occidentale a quello in via di sviluppo. Luoghi dove, paradossalmente, la libertà personale è pesantemente o parzialmente preclusa. Solo il 20%  della popolazione mondiale può ritenersi realmente libera. Eppure le migliori performance del PIL appartengono proprio ai paesi cosiddetti ex in via di sviluppo. Tra gli interrogativi che si accendono si intravede un’unica certezza. Dal punto di vista socioeconomico l’Italia soffre. Lo dicono i dati, impressionanti se letti con una straordinaria lucidità. Ci raccontano di un PIL italiano che negli anni sessanta correva a zampate del 70%. Cinquant’anni dopo, negli anni 10 dove si è assestato allo “zerovirgola”!

E che dire del potere d’acquisto delle retribuzioni medie nazionali? La competitività nella produzione ha da sempre richiesto di tenere bassi i costi di produzione contraendo le spese e con queste, il costo del lavoro. Il risultato è stato che in trent’anni il potere d’acquisto degli stipendi medi è diminuito del 3% dove nello stesso periodo, in Francia è aumentato del 30%!

Un’ora di momento interattivo con il pubblico ha completato una seguitissima relazione. 

In apertura abbiamo avvertito il bisogno di apportare una brevissima considerazione. Quanto vale la razionalità ed il metodo scientifico nell’approccio alla pubblica amministrazione? 

Viviamo un’epoca che è riuscita a condensare ciò che quasi 400 anni fa accadde in un solo giorno. Quello dell’abiura. 

Il 22 giugno 1633 davanti ad uno stuolo di cardinali inquisitori, convocato dal papa in persona Galileo Galilei pronuncia l’abiura. In un attimo il bagliore illuminato di Copernico viene messo al bando dalla società. E Galileo, il padre del metodo scientifico, è costretto a seguire questa imposizione. La leggenda narra di un’avvincente epilogo, pur in sottovoce. “Eppur si muove.”

Chi fa politica oggi, ha tutti gli strumenti per provare ad impostare un solido futuro della società. Potrebbe farlo con metodo, con rigore e con l’osservanza (anche) della scienza. Invece, la società del narcisismo, dell’edonismo, dello scarso impegno civico, abbraccia senza nessun impegno la via facile. E ogni ipotesi di soluzione arriva ai media e trova dei sostenitori. Vera o falsa che sia. A questo punto si innesta la politica maligna, quella alla quale importa soltanto di preservare se stessa. Quella che in fondo rappresentano i cardinali nella metafora qui sopra. 

A salvare l’Italia dalla crisi abbiamo provato ad affidarci al rigore e alla competenza. Abbiamo cercato Draghi già padre di un salvataggio finanziario nell’Europa in crisi del 2012. Quel “whatever it takes” (ad ogni costo) sembra quasi il ”eppur si muove” dei giorni nostri. Una severa convinzione dettata dal sapere dentro ad un mare in tempesta fatto di mali amministrativi irrisolvibili e convincili sociali e di riflesso politiche difficili da ignorare.