Era tutto previsto: le elezioni amministrative di domenica scorsa avrebbero prodotto sicuri strascichi alla salute e al gradimento dei partiti da parte della pubblica opinione.
E’ inevitabile: il loro posizionamento nei sondaggi è da sempre segnato dagli eventi elettorali – anche locali -dove la presentazione del simbolo conta sempre tanto. Chi candida, lo usa per brillare di luce riflessa del leader nazionale che in quel momento sta trainando il successo.
Ne sa qualcosa la lega trentina che nel 2018 ne approfittò (giustamente) a man bassa. L’occasione era particolarmente ghiotta. Dall’altra parte quel centrosinistra, che aveva ininterrottamente governato dal 1998, si era suicidato. Anche il partito al quale appartengo, dopo 20 anni di onorata lealtà ad un patto coi centro-democratici, aveva optato per una corsa in solitaria.
Oggi le cose si stanno pian piano ricomponendo. I separati in casa stanno cominciando a riparlarsi.
Nel mentre, il Partito autonomista sta cercando di individuare una visione unitaria che metta d’accordo tutte le sue componenti. Contestualmente anche il Centrosinistra trentino si sta riorganizzando. E i rapporti tra i vari Gruppi di Minoranza in Consiglio, al netto di qualche singolo distinguo, non sono mai stati cosi collaborativi e cordiali come lo sono oggi.
Invece, il centrodestra dilaniato dalla gestione del potere e dagli appetiti, interni sta iniziando a mostrare le stesse prime crepe che cinque anni fa fecero crollare la nostra compagine. E’ la legge del contrappasso.
Quella stessa lega che nel 2018 a livello provinciale arrivò ad uno storico risultato del 27%, oggi si troverebbe – con ogni probabilità – a ricalcare il risultato nazionale. Quattro o cinque seggi in meno.
Probabilmente è anche per questo motivo, e non può sfuggire nemmeno allo sguardo più distratto, che la lega stia ora cercando di muoversi con il passo del camaleonte. Nuovo terreno di gioco (politico), nuova pelle.
La mia personale impressione è il suo tentativo di immaginare un futuro più moderato che sposti il baricentro un po’ meno a destra di dove, l’alleata di coalizione Giorgia Meloni, li sta trascinando ora. Non è un mistero l’esperimento locale di scaricare Fratelli d’Italia per imbarcare le Stelle Alpine. (questione tutta da vedere)
Il Trentino col nero ha poco a che fare. Influenzato dal Sudtirol che addirittura non lo può proprio vedere. Eppure i sondaggi di quest’ultima settimana lo danno in costante crescita.
Come si può notare questo, va tutto a scapito della Lega. Rivelando a mio modesto avviso un paio di condizioni.
Va innanzitutto preso atto che anche qui in Provincia la componente della lega territoriale moderata è fortemente compressa da quella nazionalista. Quest’ultima, tra l’altro, si presenta come particolarmente aggressiva.
In secondo luogo anche se Fugatti prova a vestirsi di colore bianco-balena, numeri da vincente fa fatica a trovarne. Con pochi spazi di espansione che pare cercare nella moltiplicazione delle liste civiche. Normalmente uni o bi-personali arrancano quando devono trovare numeri veri. Ottengono modesti consensi, questo si, in funzione dei candidati che le compongono. Storicamente, al vaglio delle provinciali, segnano percentuali di poche unità.
Moltiplicare le liste civiche per questa compagine, potrà arginare l’emorragia di voti dalla lega a fratelli d’Italia in maniera piuttosto limitata. Perchè a votare chi pratica il manierismo politico se si può votare l’originale saranno in pochi.
Inoltre, si punta sullo spingere liste dipinte intorno al portafoglio dei vari assessori. Come se il consenso fosse in vendita o si potesse comprare. Amministratori e cittadini staranno zitti ed in equilibrio fino alla fine. E poi voteranno secondo il cuore, non certo per marchetta. Quante volte si sentiranno dire: “assessore, i soldi sono della Provincia, mica tuoi, e ricevere un contributo è un diritto, mica un regalo di Partito!”
Anche se i seguaci di Pontida sembra che questa cosa non l’abbiano ancora capita, tenteranno comunque di allacciare rapporti con forze più moderate. Per cercare di smarcarsi. Ma anche questa strada è sbarrata almeno per un pò.
Alle elezioni nazionali del 2023 infatti, questo matrimonio coatto dovranno farselo andare giù. A prescindere. Almeno da quanto si apprende dalle dichiarazioni dei “Giorgia & Matteo” nazionali.
A quel punto mi chiedo una cosa. Con che coraggio divorzierebbero poi, nel giro di poche settimane, per tentare di conquistare la Provincia senza Fratelli d’Italia, Dio solo saprà. Per celebrare poi un nuovo matrimonio tra marzo e giugno 2023 per vestirsi di moderazione (autonomista)? Chi è appassionato di politica capisce al volo che questa strada è eccessivamente pirotecnica ed è pure poco credibile. La comprenderebbero ancor meno i Trentini. Così, la strada che nel 2023 dovrebbe riportare Alberto da Giussano in piazza Dante, lo farebbe passare dalla porta di servizio e nemmeno nello stesso posto. Di certo non il mio.