Il valore del rispetto della storia e della cultura per una comunità.

Da Michele Dallapiccola

Devo ammetterlo, la storia non è mai stata la mia passione. Certo, sono una persona curiosa del suo passato. Ma mi viene spontaneo frugarci dentro soltanto quando cerco il perché di alcune situazioni.

Eppure una comunità in ordine con i propri riferimenti sociali e culturali non può prescindere dall’esercizio di tenere vivo il ricordo del suo passato. In questo senso le compagnie degli Schützen, specialmente nei territori del Tirolo storico esercitano il fascino di questa condizione con vivo impegno volontario. Non è soltanto la solennità che portano alle cerimonie quanto piuttosto il continuo lavoro di promozione del ricordo di ciò che la nostra terra fu nei quasi ormai mille anni passati. 

A mia parziale discolpa si consideri che appartengo ad una generazione che dal proprio percorso scolastico, subì in via definitiva la completa cancellazione della storia. La narrazione la impostò chi, sul Trentino, aveva vinto la guerra. La raccontarono a chi in loco, l’aveva persa. Fu così che i programmi scolastici degli anni ’70 e ’80 ancora insegnavano a me e ai miei coetanei, che l’eroe era Cesare Battisti. 

Solo in seguito, solo grazie all’adesione al Partito Autonomista ebbi l’opportunità di conoscere meglio il mondo culturale che stava dietro al movimento degli Schützen. Finalmente compresi il senso profondo di alcune nozioni. Benché le avessi precedentemente cercate anche per conto mio, le ho potute vivere al meglio partecipando ad alcune loro manifestazioni. Non lo ho fatto in maniera assidua. Lo ammetto. I miei interessi mi hanno portato a dedicarmi di più alle mie passioni che riguardano essenzialmente il mondo naturalistico e scientifico. Non per questo non provo simpatia per questo mondo culturale. 

Ieri ho avuto occasione di partecipare alla processione per il Corpus Domini di Civezzano. La Schützen-Kompanie Kalisberg è una di quelle più attive a livello provinciale e l’invito ricevuto dal suo Presidente è stato per me un grande onore.

Piccola nota a margine: con qualcuno della compagnia abbiamo pure discusso sul senso dell’abbigliamento. E ci è piaciuto considerare che il manierismo dell’abbigliamento non può trasudare ipocrisia. Dunque abbiamo stabilito che era giusto che io partecipassi indossando un abito in moda Italiana e ancor più che loro lo facessero col costume tipico. In fondo, è l’espressione della nostra cultura. E’ così, ibridata senza responsabilità di nessuno. Aspetti italiani e tirolesi figli di un luogo e di tempi che hanno permesso alle due culture di fondersi e prosperare.

Il valore della diversità

Sapremo davvero essere terra autonoma e vincente quando ci sarà vera e totale accettazione di chi ha passioni culturali, sociali e di relazione diverse. È intollerabile ascoltare persone che canzonino l’impegno delle nostre Schützen-Kompanie nella diffusione della storia e della cultura. Così come è apprezzabile l’apertura del movimento dei “Sizzeri” a chi come me, “afflitto da italianità”, è ben disposto ad ascoltare, imparare e far tesoro del racconto del da dove veniamo. Pur nel rispetto dei reciproci interessi. E magari anche senza l’ipocrisia di un abito finto-tirolese o della partecipazione alle manifestazioni in maniera distratta. Orologio e cellulare vanno lasciati stare, tradiscono una testa altrove e una presenza fatta più per carpire consenso elettorale che per imparare qualcosa.

Partecipando io ad esempio ho maturato nuove mie convinzioni. Ad esempio, a cosa sia servita questa fertile mescolanza di culture. Ce lo dimostra la capacità di accoglienza del Trentino. Al punto che di questa attitudine ne abbiamo fatto una vera professione. Basti pensare al valore del comparto turismo in campo economico tanto per citare un fatto eclatante che ne è derivato. Ma questa è tutta un’altra storia e ne parleremo in una prossima discussione.