La discarica di Imer. Una vicenda che insegna che chi è assente ha sempre torto.

Da Michele Dallapiccola

L’onore di occupare i banchi del consiglio provinciale ancorché da forza di minoranza riveste alcuni aspetti di valore.

Se poi l’esperienza si affianca alla precedente opportunità di amministrare in maggioranza, permette di osservare politica ed amministrazione con maggiore obiettività. Diversamente è infatti più difficile cogliere le ragioni e le difficoltà che vive chi amministra. Contribuisce a fornire il quadro completo delle questioni anche l’incarico istituzionale. Permette anche di muoversi e di frequentare il territorio. Nel dopolavoro del consiglio provinciale si possono incontrare una moltitudine di persone ed entrare nei problemi con meno filtri e meno remore.

Per queste ragioni, con curiosità ed interesse, ho seguito da vicino le mosse – devo dire piuttosto goffe – di questo governo provinciale alle prese con l’emergenza rifiuti. 

Eh si, parlo di emergenza perché è in condizione del genere che la Provincia a trazione leghista si è incartata. Se Vaia e il Covid sono letteralmente piovuti dal cielo, della situazione delle discariche, questo esecutivo era più che avvisato. Un po’ come nell’organizzazione sanitaria. 

Il problema è che se investi tanto tempo sul territorio a serate, uscite in pulmino e bicicletta e vicinanza alla gente a fiere e mercati, dei problemi che sollevano gli uffici tardi un po’ a rendertene conto. Questa è almeno l’impressione vissuta osservando dall’esterno le mosse di una maggioranza che non ha brillato per risultati ed efficacia. 

A giocare a sfavore fin dall’inizio, con ogni probabilità è stata la partenza di mandato caratterizzata da un cattivo rapporto con Bolzano. Specie per quanto riguarda la partita del rinnovo di concessione dell’A22 (non ancora terminata comunque su una mediazione). 

In un’economia generale di accordi tra le due province, il maggior conferimento di rifiuti all’inceneritore altoatesino avrebbe dato un po di fiato al sistema trentino. La “raffazzonata” delle aperture delle discariche di Imer e Monclassico si poteva forse così evitare. E una maggior consapevolezza della giunta provinciale, l’avrebbe forse fatta partire subito con la progettazione di soluzioni alternative. Ormai però qui siamo e da qui dobbiamo partire.

La serata pubblica di Imer

L’altra sera ho assistito ad un incontro pubblico ad Imer dove il locale Comitato nato a spontanea tutela dei cittadini ha presentato pubblicamente delle informazioni che hanno impressionato non poco. Una moltitudine di persone si è riunita per assistere ad una serata dove venivano presentati i dati di una stretta osservazione della coltivazione della discarica, fin qui avvenuta. 

Il racconto, per prova documentale, narra del conferimento in discarica di fanghi da depurazione delle acque, pare di terreno cimiteriale (?) e altro materiale che nulla c’entra con il secco residuo che era stato annunciato. Non ho elementi per dire se questo corrisponda al vero, ne ho le competenze per giudicare se è legale o meno. Di certo le persone che presentavano questo stato di cose erano molto arrabbiate. Del resto, lamentavano un fatto. A detta loro, la maggioranza provinciale latitava, come sempre fatto per l’intera vicenda.

La popolazione ha avvertito la totale assenza delle istituzioni. Ed in effetti, come non condividere che chi manca ha sempre torto?