Approvata la riforma delle Comunità di Valle. Un punto di vista diverso.

Da Michele Dallapiccola

Gioisce l’assessore agli enti locali. Lo fa nell’enfasi di un comunicato stampa che sembra più l’epilogo di una soap opera che quello di approvazione di una legge. Da amministratore non lo biasimo ma da forza di opposizione non giustifico. 

Dell’argomento ne abbiamo già parlato molte volte su queste pagine. E ancora, un’ultima volta, ne va parlato ancora. Partirei dal ricordare che questa è la riforma di una maggioranza che nella sua storia vanta un percorso di contraddizioni da palmarès. Pensate un po’ : nel giro di pochissimi anni l’abbiamo vista passare con camaleontico piglio dal no ai Comprensorio al via alla riforma. Tutto in un attimo. Tant’è che ci sono ancora moltissime persone rimaste ferme e vittime di un retaggio da slogan di piazza. Ancora si stanno chiedendo a cosa serva la Comunità di Valle. 

Per loro e per la cronaca, senza annoiare nessuno, si può semplicemente ricordare che si tratta di un ente che svolge servizi intercomunali. Economie di scala e qualità, insomma. E ad utenti e Comuni fa proprio comodo. 

Ebbene, nella difficoltà di pensare a come impostare una retromarcia nella maniera più sommessa possibile, la lega (che guida anche le scelte delle civiche collegate) ha impiegato tre anni a capire come fare. 

E’ forse questo il motivo a causa del quale, a partire da un paio d’anni di commissariamento, questo governo provinciale aveva proposto di trascinare tutto fino alla fine della legislatura. Messo di fronte all’evidenza delle cose, il Carroccio locale ha dovuto però capitolare. In fretta e furia qualche mese fa, recuperati gli appunti del compianto Borga ha messo insieme una riformetta tutto sommato accettabile. Inizialmente era stata arricchita di una una serie di idee piuttosto amene. In una prima fase di presentazione aveva destato alcune evidenti perplessità. I sindaci riuniti nel loro sindacato, il Consiglio delle Autonomie, il CAL, le avevano segnalate fin da subito. 

Di fatto, è successo l’inevitabile. L’assessore ai Comuni, proprio dagli stessi è stato messo alle corde. Alcuni passaggi formali ed informali, voluti dai Sindaci, hanno praticamente fatto riscrivere la norma. Così da riforma non calata dall’alto si è trasformata in riforma alla calata di…calzoni. Come si dice. 

L’unico passaggio al quale si è aggrappata la lega per tenere una propria bandierina nella norma è stato quello di mettere bastoni tra le ruote agli attuali commissari. Ovviamente qualora avessero voglia di continuare ad amministrare in questo ambito. Sarà pensar male, ma forse si indovina a considerare che questa volontà è legata ad un fatto. Qualche Commissario ha manifestato idee politiche legate alla prossima costruzione di movimenti alternativi a Fugatti in vista del 2023. Che ovviamente ci sono e ne prendono atto.