Davvero non ci resta che sopportare?
Purtroppo per ora, irrimediabilmente sì. Dobbiamo seguire i consigli dei medici, bere molto, evitare esposizione eccessiva e attrezzare le nostre dimore. E cercare di evitare le situazioni di pericolo che si generano a causa del gran caldo.
Anche se alcune possono essere davvero imprevedibili.
E qui il pensiero di umana pietà non può che andare alla tragedia della Marmolada. Ci uniamo al dolore di chi ha dovuto incontrare questa tragedia. Tutta avvenuta dentro a questa bolla di caldo torrido.
Ora le previsioni dicono che l’anticiclone africano sarà pressato da nord dalla discesa di aria fredda. Lo sviluppo di numerosi temporali sarà inevitabile, come la loro forte intensità.
Il cambiamento climatico è ormai un fenomeno planetario ed inarrestabile.
E la cosa preoccupante è che al di là del davvero microscopico contributo che ognuno di noi deve dare, tutte le più grandi decisioni sono in mano alla politica. Come si dice: stiamo freschi! Senza soddisfazione.
Questa percezione di impotenza, probabilmente, è determinata dal fatto che tutto quello che si può mettere in campo da parte di tutti, sembra così grande e così irraggiungibile. Lo stesso Luca Mercalli, noto climatologo italiano, in una sua recente intervista ha dichiarato:
“Mi occupo di questo tema da 35 anni e devo dire che di ottimismo me ne resta poco ma la speranza di un risveglio rimane. L’Unione Europea lo ha fatto, bisogna dire che è il consorzio di paesi al mondo più avanti dal punto di vista della consapevolezza, il problema è che la distanza tra le parole e i fatti è ancora troppo grande e questa sciagurata guerra non ha fatto altro che spostare nuovamente le priorità così oggi si pensa più alle armi che ai pannelli solari”.
Non si lancia in scenari ottimistici meno per il futuro. Chiamato in causa, risponde alla domanda sul cosa aspettarsi d’ora in poi: “Molto di peggio perché gli scenari climatici ci dicono che l’aumento della temperatura globale, quindi un problema del mondo intero, non farà altro che amplificare questi fenomeni. Ci dobbiamo aspettare in futuro estati ancora più calde, ancora più lunghe, con episodi casuali di siccità”
Che in effetti abbiano tristemente dovuto toccare con mano. Fin dalla primavera, quando non si sono verificate le consuete piogge di aprile e maggio, da lì l’emergenza acqua era ormai chiara.
A noi adesso, non rimane che attendere. E meditare, come dicevo all’inizio, sulle nostre abitudini d’acquisto, di stile di vita e di uso dell’acqua. Si può saltare qualche lavaggio di auto, il prato inglese si potrà riseminare e la piscinetta di casa potrà aspettare, (se i genitori avranno la coscienza ecologica di farlo) accompagnando invece i bambini in una delle tante comunali aperte in questi giorni. Sono tutti piccoli gesti che uniti, gli uni agli altri potranno formare un vero fronte.
Senza frutti nell’immediato, certo, ma tanto tanto utile ai nostri figli e ai nostri nipoti. Non prima di dopodomani.