Emergenza lavoro. Capovolto il problema domanda offerta.

Da Michele Dallapiccola

Sono tanti i paradigmi che ha messo in discussione questa crisi geopolitica mondiale. Tra tutti, anche in Trentino, mai si sarebbe pensato che nel mercato del lavoro il problema di trovare un impiego si sarebbe trasformato nella difficoltà di trovare personale da impiegare.

Il codice fiscale per assumere un lavoratore straniero? Un’odissea.

Nelle audizioni in Commissione Consiliare per la discussione dell’assestamento di Bilancio 2022,  le parti sindacali sono state chiare. Faccio riferimento tra tutte al sindacato agricolo CIA che ha puntualmente segnalato un problema ormai conclamato. Ottenere un codice fiscale per assumere un impiegato è straniero è diventata un’odissea della durata di un numero imprecisato di settimane. Oggi il problema è essenzialmente per chi deve raccogliere la frutta tipicamente estiva.

Ma quando arriverà il tempo di vendemmia e raccolta mele? Speriamo che l’interesse diretto (e forse univoco) della giunta per questo comparto, sbrogli la matassa anche per i settori fin qui snobbati.

E non è solo il campo agricolo a vivere la pena di questo particolare frangente temporale. Anche il settore del turismo vive in uno stato di perenne allarme anche perché come nel primario la manodopera di base principalmente impiegata è essenzialmente straniera. 

Il colpo di grazia al mercato del lavoro dalle misure populiste di un governo passato.

Del paradosso che si è generato a partire dal livello nazionale, ne abbiamo parlato molte volte. A mio modesto avviso, gran parte di questa crisi strutturale è frutto degli effetti dell’applicazione pratica del populismo del governo giallo-verde

Da un lato aveva varato misure favorenti il reddito di cittadinanza e tutti gli escamotage per aggirarne la revoca.  Dall’altro al grido di salviniana memoria, “blocchiamo i porti!”, ci siamo preclusi la possibilità di alimentare il mercato del lavoro per tutte quelle attività che, in grande onestà, nessuno vuole fare più. E saranno in molti a ricordare che anche a livello provinciale, soprattutto nei primi mesi di governo, si scimmiottava il Capitano al motto di “aiutiamoli a casa loro!”. Peccato che lo scouting degli “scaldadivano” della lega locale frutti, ne abbia dati gran pochi. Non ne parla più nessuno ma il Web non perdona e con una semplice googlata, di articoli al riguardo nel recupera in abbondanza. DAL 2020, QUI UNO DEI TANTI ARTICOLI A PROPOSITO.

Il Trentino la terra della precarietà

Che poi il matching domanda-offerta del mercato lavoro sia afflitto da ulteriori difficoltà tutte locali, tutte da comprendere, lo certifica anche il numero di contratti precari particolarmente elevato proprio in Trentino. Solo qualche giorno fa un sindacato provinciale diffondeva a mezzo stampa, i dati di confronto tra la situazione Trentina e le realtà amministrative viciniore. Alla fine del 2021 la percentuale di occupati a tempo determinato sul totale degli occupati alle dipendenze era infatti pari al 19,4% contro il 16,3% in Alto Adige, il 16,4% della media nazionale, il 15,6% del Nordest e il 15,2% dell’area euro.

L’incubo Progettone

Ora, è difficile pensare che dall’amministrazione provinciale arriverà il classico colpo di reni. È pur vero che sono dinamiche molto difficili da governare ma quando il problema più urgente per la Giunta provinciale è portare in Consiglio provinciale la riforma del Progettone, penso si possa aver detto tutto. Anzi no!

L’urgenza mediatica di poter comunicare di aver effettuato una riforma è molto più importante della riforma stessa visto che l’ultimo emendamento disponibile dall’assessorato che girava in commissione era quello che la farà partire dal 2024.

Nel frattempo precariato e frutta sulle piante mi sa tanto che possono aspettare.