Malghe in crisi. Allarme rosso.

Da Michele Dallapiccola

Scrutano tutti le previsioni meteo in continuazione. Non sono soltanto le persone in cerca di speranza di un po’ di refrigerio. Lo fanno soprattutto gli agricoltori. Ma tra loro gli allevatori vivono qualcosa di più angosciante. La carenza d’acqua ed il degrado del cotico erboso possono arrivare a considerarsi irreversibili. E a questo punto per la salute del bestiame e la qualità del latte prodotto (?) arrivano le noie. 

Ma c’è anche un nuovo sottile, neanche tanto lontano problema che potrebbe profilarsi per alcuni di loro. L’Europa, chiede un periodo di pascolamento minimo. Qualora non rispettato potrebbe inficiare la possibilità di liquidare loro i contributi legati all’alpeggio. Questo problema risulterà particolarmente evidente dove non sarà possibile effettuare alimentazione ed abbeveraggio supplementari. In particolare per le malghe in alta quota o altrimenti utilizzate per il bestiame giovane. Peggio ancora potrebbe andare ai pastori transumanti. Categoria che tra l’altro anche quest’anno ha sofferto in modo particolare della presenza dell’altro flagello dei pascoli, insieme alla siccità: il lupo.

La tempesta perfetta richiede una risposta straordinaria.

Si tratta insomma di una serie di gravi concatenazioni di eventi che fanno presagire nulla di buono per l’autunno dei nostri allevatori. Come se non ne avessero avuto abbastanza finora. Ecco perché il provvedimento proposto in Consiglio provinciale in queste ore, quello di tentare di fare attivare lo stato di calamità naturale, appare estremamente necessario. Potrebbe servire – e nel caso servirà – ad attivare misure straordinarie a sostegno del settore o a creare delle condizioni straordinarie di rispetto della condizionalità (regole) per l’accesso alla PAC.

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Eccesso di allarmismo? Penso proprio che il mancato limite al peggio di questi giorni ci lasci davvero poco tranquilli. E come mi capita spesso di citare, se vuoi la pace, meglio preparare la guerra. Quest’anno anche in malga.