CON O CONTRO LA DESTRA? L’AUTONOMIA NON SI PUÒ BARATTARE CON LE POLTRONE.

Da Michele Dallapiccola

Mentre tra qualche più che comprensibile malumore, l’Alleanza DEM per L’Autonomia ha trovato l’accordo per i suoi candidati, nella destra trentina c’è ancora una confusione pazzesca.

È la legge del contrappasso. Oggi a me domani a te. Con ogni probabilità, ciò accade perché la competizione tra Meloni e Salvini sta diventando sempre più forte anche in Trentino. E questo è solo uno tra i tanti motivi a causa dei quali un partito autonomista che si rispetti dovrebbe star lontano da certi lidi.

E invece no. Con deleghe a carta bianca, una caparbia direzione di partito si sta nottetempo arrovellando per risolvere il rebus dei rebus. Far combaciare deliberati congressuali che dicono no alla destra e celebrare un matrimonio con Fugatti. Il quale, giustamente, al convivio di questo strano sposalizio, vuol invitare tutto il parentado.

Che fare insomma? Di certo quello abortito sul collegio senatoriale di Rovereto in queste ore, è subito sembrato un esperimento alla dottor Frankenstein. E infatti, come nel mitologico racconto, il furor di popolo, (notare bene bipartisan) ha inseguito la bestia. Ed è apparso subito chiaro che il direttivo del PATT, non riuscirà a conficcare, il cuneo dirompente dello statalismo, (con o senza vasellina) nel suo “zoccolo duro” di tesserati.

È emerso con ogni evidenza infatti che la destra nazionale ha influito pesantemente sulle scelte del Partito. Molto di più ad esempio dei suoi Consiglieri Provinciali, tanto per dire. Ma non bastava.

Ci avete fatto caso anche voi che i candidati del PATT sono stati derubricati ad elemento regolatore di conti tra Lega e FDI? Umiliati e trascinati da un collegio all’altro per non dar fastidio ai vari contendenti ai seggi sicuri della destra?

Adesso, il timore che aleggia nelle chat (che rendono i nostri telefoni roventi in queste ore) è che questo approccio sia un tentativo della dirigenza delle Stelle Alpine di sperimentare una formula in vista del 2023. Eliminati i riottosi interni al partito, il presentarsi in solitaria alle Provinciali potrebbe indebolire il centrosinistra. Questa operazione, concordata con Salvini/Fugatti, piazzerebbe in Consiglio provinciale il candidato Presidente. E post voto, al PATT potrebbero aprirsi nuovamente le porte del Mart e della giunta regionale. Questo tragico scenario è quanto di più ambiguo e umiliante si possa immaginare.

Il congresso ha risposto in maniera estremamente chiara alle esternazioni del presidente onorario e delle affermazioni del segretario. Accompagnate, è pur vero, da una tesi ad esser eufemisti, palindroma. È da lì che deriva il legittimo diritto della direzione di partito di sondare tutte le opportunità.

Oggi però le condizioni sono chiare. La destra statalista si presenta come pacchetto completo. Camaleonti, civici, Salviniani, Meloniani, tutti uniti. E se a Trento si litiga, interviene Roma e tutti a cuccia.

Il futuro del PATT può abbracciare questo scenario anche solo di striscio? È accettabile come è successo in queste ore il procedere in maniera euristica?

La risposta la daranno gli organi di partito e potrà anche risultare sorprendente. Ma chi vuol bene all’autonomia non potrà certo sottrarsi dall’effettuare questa scelta.

Con o contro gli statalisti?

Forse un consiglio di partito dove porsi questa domanda sarebbe proprio il caso di farlo.