E’ partita la campagna elettorale per le elezioni nazionali del prossimo 25 settembre. Da convinto autonomista, ne approfitto anch’io per fare qualche considerazione generale. E a chi mi chiede dove possa venir indirizzato il suo voto, voglio offrire in premessa alcune sintetiche considerazioni.
Dai blocchi di partenza, sono già partite le prime scoppiettanti dichiarazioni di qualche candidato. Ad esempio: “Non mi sarei mai candidato in un collegio contro un esponente della lega” è per me un sorprendente virgolettato che esce dalla bocca di una persona che si dichiara convintamente autonomista. Ecco perché scelgo questa frase: non a caso. Evoca infatti un’ancestrale domanda in me. Cosa mai ci può essere di così autonomista nel programma della lega da dover essere tutelato con tanta cura al punto da volerlo proteggere pur non candidandosi per Salvini?
Sarà forse compito del nuovo PATT 2.0 dimostrarlo. E intanto l’impegno parte già in salita perché l’attuale Partito Autonomista sta interpretando con un po’ di confusione il suo ruolo di opposizione. Sarà forse perché, questo compito arriva dopo una lunga parentesi di governo durata più di 20 anni. Di certo questi quattro appena trascorsi non sono stati sufficienti a chiarire quale strada intenderà intraprendere in vista delle elezioni provinciali del 2023. In Consiglio Provinciale infatti due terzi dei consiglieri siedono, impegnati, all’opposizione mentre il restante terzo si è sempre ben guardato dal contrastare la minima decisione di governo a matrice Salvini Trentino.
Per ora dunque, un processo decisorio netto, il partito non lo ha ancora voluto affrontare. Così, la direzione si è limitata a proporre al suo consiglio di partito un insipido “Blockfrei”. Che tradotto in termini semplicistici, a mio umile avviso, significa: “mi nascondo sotto le gonne dell’SVP”. Peccato che da questa porta aperta, nella confusione generale siamo entrati i più convinti sostenitori, saltelliti della lega. Chissà a cosa porterà questa inaspettata contaminazione destroide.
Intanto è cosi. Il Partito Autonomista ha deciso. Anche se le regole di partecipazione statutariamete prestabilite non son state seguite nel più ortodosso dei modi. Ma ormai il dado è tratto. A chi rispetta il partito e vuole rimanere dentro al partito non resta che prender atto di quello è stato deciso. Quello è, quello si deve rispettare. E ogni variazione di indirizzo politico deve passare dalla stessa democratica strada. Possibilmente migliore di quella adottata fin qui.
Al di fuori di questo stretto indirizzo di partito, sta la coscienza critica civica di ciascuno di noi. Per quanto mi riguarda ad esempio, ci sono dei principi invalicabili. Con una premessa. La lega ha sposato lo stesso programma della destra più convinta. Ma se ciò non bastasse a preoccupare gli autonomisti più distratti, ricordo che il suo livello locale è interpretato da persone che nel loro percorso politico non si sono certo distinte per particolare impegno a favore dell’Autonomia del Trentino.
Ecco perché avrei preferito che i voti di tutti gli autonomisti fossero andati a rinforzare quell’Alleanza Democratica per l’Autonomia che dell’essere argine alla lega, offre precise garanzie. Ma tant’è. Il processo democratico interno al mio partito, ripeto, ha deciso questa corsa in solitaria. Alla conta del proprio “zoccolo duro” come vengono definiti coloro che votano “Stella alpina” a prescindere.
Da rappresentante del Partito Autonomista in Consiglio Provinciale non potrò esimermi nemmeno io da questo tipo di voto. Ricordando a chi non volesse aderire a questo progetto più di fede che di sostanza, che un segno sulla scheda assegnato alla lega o più estesamente alla coalizione di destra, è un voto a sostegno delle forze politiche più anti autonomiste che il Trentino possa temere al governo dell’Italia.
Per questo la mia raccomandazione di scelta elettorale sarà innanzitutto quella di stare lontani dalla coalizione cerchiata di blu.