La campagna elettorale entra nel vivo. E già si pensa alle discussioni post voto.

Da Michele Dallapiccola

Stanno già partendo le prime indicazioni di voto nazionale. I risultati si preannunciano preoccupanti soprattutto per la nostra autonomia. E per questo attesi con trepidazione. Ma riusciranno a offrire chiara indicazione su cosa potrà succedere alle provinciali del 2023? Staremo a vedere. Intanto, fino a domenica scorsa di indizi se n’erano visti gran pochi.

Su scheda e panorama politico c’è comunque una gran confusione, benché l’esistenza di due grossi schieramenti contrapposti sia piuttosto evidente.

Da un lato la destra, sempre più marcatamente a destra. È sostenuta dai sondaggi che vedono il partito della Giorgia nazionale sempre più forte e sempre più centrale, anche qui, in Provincia.

Dall’altra parte il centrosinistra. Che, questa volta in Trentino, ha ricostruito un’interessante anomalia. Qui infatti, la coalizione ricomprende il cd. terzo polo nazionale.

“In medio” della scheda elettorale, dove nella proverbiale locuzione sta la virtus, si sono invece collocati una serie di partitini che si apprestano alla loro corsa in solitaria per varie ragioni.

Lì, si colloca anche il Patt. Come dicevamo in apertura, pronto ad una corsa trentina in solitaria a sostegno dell’SVP. Questo almeno quello che era successo fino a venerdì scorso. Poi, il beffardo destino ed una proattiva dirigenza di partito, si son trovati ad offrire, a cronaca e tesserati, la presenza in listbva del vicepresidente della PAT. Candidato in un collegio senatoriale.

La candidatura è durata meno di 24h, immediatamente vicariata comunque da una collega dello stesso partito. Ora, ci sono due condizioni che a mio modesto avviso non lasciano sperare nulla di positivo per il futuro del nostro partito.

La prima riguarda il fatto increscioso che in qualità di consiglieri provinciali abbiamo ragionevole certezza di poter considerare come vero. Il divieto alla candidatura del più alto rappresentante di Progetto Trentino in seno al Patt è stato imposto al telefono, da un veto della Meloni a Salvini.

Avere questo tipo di problemi per noi autonomisti è un fatto inconcepibile. Oltretutto, se già in fase di candidatura arrivano divieti, cosa potrebbe accadere durante la fase di governo?

La seconda questione riguarda le precise esternazioni delle quali i rappresentanti di Progetto Trentino non fanno certo mistero. Potremmo ritrovarci alleati con un partitino il cui presidente afferma che, per le provinciali del 2023, potrà prendere in considerazione alleanze con chiunque tranne che col il Pd. Sa quasi di strada imposta e tracciata.

Fortunatamente, sul cosa fare dopo il 25 settembre il Patt non si è ancora trovato a discuterne. Sono due e contrapposte le posizioni divergenti su un’ipotesi di alleanza post voto nazionale.

Una parte di Autonomisti parrebbe pensare ad un centro sganciato dalla sinistra e alleato con civici vari e una lega che abbia la forza di staccarsi da Fratelli d’Italia. Questa almeno l’ipotesi che sembra emergere dai rari e superficali momenti di confronto che il partito si è voluto regalare. Senza contare che questo fatto è tutto legato a dinamiche nazionali.

Dall’altra c’è chi vede anche nella lega locale il partito statalista quale di fatto è. Popolato oltretutto da abili politici da gazebo più che da competenti amministratori. Da rifuggire ad ogni costo. Io, non da solo, mi trovo qui.

Queste due posizioni si stanno sempre più radicalizzando senza che la dirigenza del partito sia fino ad ora stata in grado o abbia voluto provare a trovare una mediazione. Ammesso e non concesso che ci sia.

Insomma si preannuncia un autunno politicamente molto caldo noi Autonomisti trentini. Ma intanto concentriamoci sul voto del 25 settembre

Rigorosamente alla Stella Alpina.