Crisi della zootecnia. È inutile piangere sul latte versato. 

Da Michele Dallapiccola

Alle scelte politiche di questa maggioranza, questo detto popolare “ci azzecca” perfettamente. A giudicare dagli atti fin qui adottati sembra quasi che questa Giunta abbia deciso di rincorrere il settore zootecnico in una spirale al ribasso.

E questa rincorsa è partita col botto già fin dal suo esordio. Approfittando di un errore amministrativo che sarebbe stato facilmente rimediabile ha rimosso e destinato altrove un contributo provinciale stanziato dalla giunta precedente. Sarebbe stato destinato alla realizzazione di un Cogeneratore al servizio della più grossa cooperativa provinciale di settore. 

Più in generale, questo Esecutivo ha fin da subito ridotto tutto il programma di promozione, a partire dai contributi settoriali (incentivi provinciali diretti alle cooperative agricole). Non di meno hanno subito decurtazioni anche tutte le attività di Marketing in capo alla Società di Sistema. Campagne, attività innovative, manifestazioni sul territorio. A tal proposito, il ridimensionamento più pesante, lo ha subito proprio il sistema di eventi dal titolo “Latte in festa”.

Insomma a venir alterato a tutto tondo è stato il rapporto delle aziende col mondo della pubblicità. L’intensa relazione tra queste e il mondo del marketing avrebbe invece potuto dare ampio slancio ad una serie di attività di promozione e perchè no, di diversificazione. Nuovi prodotti, studi di nuovi segmenti di mercato avrebbero potuto orientare gli interventi finanziari della PAC a sostegno degli nuove iniziative. Quanto è sostenibile il nostro latte? Tanto dico io. E allora, si sarebbe potuta valorizzare questa condizione per trasmettere al  consumatore, (locale o turista quale esso sia) questo tipo di valore intrinseco del prodotto.  

Perché è pur vero che alla fine sono arrivati gli interventi emergenziali. Ma in tempi oltremodo tardivi. Quando i buoi sono scappati dalla stalla da un pezzo, per dirla con un altro detto popolare in sintonia con l’argomento di questo scritto. Non ha certo favorito la separazione delle competenze (?) di turismo e agricoltura in capo a due diversi assessori. Si dice che il Cane di due padroni morì di fame. Qui forse sarà la vacca a far le spese di due membri dell’esecutivo che delle cose non fatte si danno la colpa uno con l’altro. 

Insomma, che il settore stesse andando verso una crisi senza precedenti lo si percepiva già da un paio d’anni. La stessa pandemia, attraverso il lockdown aveva provocato il segnare del passo, specie del latte alimentare. 

Intervenire coi tempi corretti, permettere alle cooperative di mettere da parte un po’ di riserva, avrebbe offerto a tutti gli associati un po ‘di carburante in più per scollinare i tempi della crisi. 

Oggi leggiamo di ipotesi di sospensione della produzione del formaggio da parte di alcuni piccoli caseifici locali. Col latte SPOT a più 66 cent/litro c’è effettivamente da pensarci. 

A sto punto vadano pure a farsi friggere tipicità e tradizioni. Vezzena, Puzzone, Casoletti Vari. Tutti omologati all’Europa, ai prezzi di borsa e alle a logiche di pianura. Vendendo latte in botti di acciaio destinati a chissà dove. 

Il paradosso è che la giunta provinciale adesso i soldi li ha. Solo che sono tenuti da parte in un cassetto, buoni per i contributi da promettere nella campagna elettorale del prossimo 2023. Tanto lo hanno capito tutti ormai che gli allevatori sono pochi e che i loro voti pesano poco. 

Ma che paesaggio, che immagine anche turistica offriremo ai nostri figli con un Trentino vittima di una politica che uccide le stalle attraverso questa lenta agonia?