UNA DOMANDA AI CANDIDATI: che ricetta proponete per contrastare la crisi energetica?

Da Michele Dallapiccola

L’emergenza energetica che stiamo sperimentando tutti sulla nostra pelle, sta entrando nel pieno del dibattito politico in vista delle prossime elezioni nazionali.

Sono 32 i Paesi del mondo che utilizzano quella nucleare tra le proprie fonti di energia. Secondo la IEA, l’agenzia internazionale per l’energia, un contributo significativo alla riduzione delle emissioni deriva anche da questo comparto.  Sono fuori scenario le fonti fossili mentre un ruolo centrale lo fanno sicuramente le energie rinnovabili. Questo anche perché le economie avanzate stanno sempre più abbandonando l’ipotesi di rifarsi all’energia prodotta dall’atomo. Benché questa contribuisca ad abbattere 1.500 tonnellate di emissioni e 180 miliardi di metri cubi di gas.

Quindi bisogna decidere che fare: sì o no al nucleare? Tergiversare costa, perché scarica il fardello sui due cavalli da traino del mix futuro, solare ed eolico.

Nemmeno è possibile pensare a una facile implementazione del sistema idroelettrico. Pensiamo ad esempio a quale dazio ha pagato in tal senso la nostra provincia soprattutto nel dopoguerra. Con la beffa di contratti e concessioni ineludibili che oggi riversano i propri proventi sul nostro territorio solo in piccola parte. 

Nel frattempo ritornano i cavalli di battaglia delle più belle campagne elettorali. 

Sì o no alle trivelle per cercare nuove fonti di gas? Sì o no a nuovi siti dove depositare eventuali scorie nucleari in caso di riapertura delle centrali? Sì o no? Anzi sì a patto che sia una cosa davvero pulita, verde, ecologica, sostenibile, a costo zero, impatto zero e gratuita per i cittadini?

Bella vero quest’ultima soluzione, vero?  Se fate caso alla sintassi della frase però manca la concretezza del soggetto perché nella realtà di fatto questo soggetto non esiste. Tutto ha un prezzo e un compromesso da pagare.

Di certo, la stretta dipendenza dal gas russo ci ha fatto capire quanto fragile sia la nostra autosufficienza energetica e di conseguenza il nostro sistema economico. Ci ha anche dimostrato quanto noi, si sia lontani dal saturare le nostre esigenze energetiche in proprio o con fonti alternative sostenibili. 

Soluzioni subito?

Ciò che spaventa è il fatto che la crisi è qui ed ora e qualsiasi soluzione per poterla tamponare presenta un orizzonte temporale di entrata in funzione poco compatibile con i soldi ancora presenti nel salvadanaio delle nostre famiglie. Prendete i rigassificatori ad esempio, forse l’opera più veloce da realizzare. 

Nel frattempo dunque non ci resta che sperare nella nostra vecchia cara Europa. La stessa che mettendo d’accordo tanti Stati ha messo in campo le risorse straordinarie che si sono riversate anche in Italia attraverso il PNRR. L’accordo da individuare al quale mi riferisco ovviamente è quello relativo al tetto al prezzo del gas. Ma anche questo comporterà qualche tempo per arrivare a determinare i suoi effetti. Proseguendo dunque nelle soluzioni al ribasso si arriva all’ultima possibile, la più deplorevole ma anche la più immediata

Per ora nessun partito parla di razionamenti, comprensibile durante la campagna elettorale: ma è anche vero che questa potrebbe essere  l’unica opzione che il prossimo governo  potrebbe trovarsi costretto ad attuare qualora la crisi dovesse repentinamente aggravarsi.

Quali saranno le ricette da mettere in campo? Con che tempistica? Rispettando quali principi? Queste domande le metto lì, come suggerimento da porre ai candidati alle prossime elezioni nazionali.