Chi dobbiamo votare? Una campagna elettorale molto strana.

Da Michele Dallapiccola

Alle richieste di consigli sul voto sono piuttosto abituato. Un po’ perché “son del mestiere” un po’ perché nel giro delle conoscenze che abitualmente frequento è facile parlare di politica. 

Rispetto alle precedenti tornate, questa campagna elettorale fa davvero eccezione. 

Se ne parla pochissimo. Fa impressione il suo scarsissimo vigore. Tutto concentrato sui media e sul web, praticante assente dall’offline e dalla carta stampata.

La desolazione dei tabelloni elettorali vuoti in giro per i nostri paesi ne è una riprova.

E pure i sondaggi parlano chiaro. Ancora una volta, sarà la pancia dell’elettorato a scegliere quali persone mandare in Parlamento.  Quella grande massa di persone allibita, frustrate o già torteggiate da una politica alla quale non credono più. Attirata da una politica gridata che segue appieno gli stilemi dello show business, l’opinione pubblica premia il politico di turno. Sembra quasi volerlo mandare a farsi un giro su una navetta di un Roller Coaster, sballotandolo in tutte le direzioni dello spazio. Il tempo di un giro, due al massimo. 

Ve lo ricordate il 40% di un Renzi alle europee di qualche anno fa? Poi venne la volta di Grillo che si occupava di scatolette di tonno. Venne il tempo del Salvini e del suo naufragio al Papeete. 

Oggi invece ci apprestiamo a mandare in Parlamento una signora che dopo aver accarezzato tutti i toni più scuri dei colori della politica nazional-nazionalista, ora bardata di occhioni dolci e femminilissimi biondi capelli. Si appresta a cambiare pelle. E a farsi anche lei il suo giro di giostra.

Come si dice avanti il prossimo. Arriverà fra due anni, magari è già tra noi. Dovrà soltanto saper urlare meglio di quella Meloni che nel frattempo avrà già completato il suo normale ciclo di vita politica.

Nel mio peregrinare per i paesi del Trentino mi sono imbattuto nella piccola performance artistica raffigurata nella foto di Copertina. Tanto semplice quanto genuina. Straborda di sarcasmo e per questo ha immediatamente raccolto la mia curiosità. L’autore ne ha per tutti ma termina con un’apertura di grande speranza.

Se la prende con chi fa il politico di professione e salva sostanzialmente chi invece ha messo a disposizione la professione per la politica. In pratica, lo ho trovato un inno alla competenza, un chiaro grido di aiuto a chi con contenuti e materia grigia voglia mettersi a disposizione per salvare questa nostra Italia. 

Poi per l’autunno del prossimo anno arriverà il turno del Trentino.